Laura Serafini
Italian Bankster
Splendori e miserie dei banchieri d'affari di casa nostra
I banchieri non sono solo quelli che gestiscono conti correnti e prestano soldi. Schivi, discreti e riservati, spesso lontano dai riflettori, i banchieri d’affari sono le eminenze grigie che dall’inizio degli anni Novanta a oggi hanno contribuito a tessere la trama delle più grandi operazioni finanziarie in Italia: dal collocamento in Borsa di Enel alla scalata di Olivetti su Telecom, dal crack Parmalat alle fusioni bancarie. Sono i consulenti silenziosi dei capi d’azienda, del governo e dei capitani di impresa che suggeriscono come trovare i fondi, anche a chi non ne ha. O come vendere obbligazioni e titoli a risparmiatori spesso inconsapevoli dei rischi che si assumono.
La figura del banchiere d’affari conosce una prima stagione di gloria una quindicina d’anni fa, quando il governo, soffocato dal debito pubblico, decise di vendere i gioielli di famiglia: ebbero così inizio le privatizzazioni, attraverso le quali lo Stato ha incassato oltre 100 miliardi di euro e le banche commissioni per più di 2,5 miliardi. Ed è tornato alla ribalta all’indomani della crisi finanziaria, dopo che – come ha scritto il sociologo Ulrich Beck – «la sua immagine pubblica» ha cominciato «ad assumere le fattezze del bankster». Ma chi sono i personaggi che rappresentano in Italia le grandi banche come Lehman Brothers, Goldman Sachs, Jp Morgan, Mediobanca, Schroders? Quali sono i loro vezzi, i loro vizi, le loro virtù? La passione per le auto d’epoca e la Mille Miglia, le tenute vinicole, le ville in Sardegna, a Londra e persino in Sudafrica, i matrimoni nobili e il bel mondo. Nascono con la camicia, questi banchieri: quasi nessuno viene dal nulla. E la spinta a guadagnare sempre di più li accomuna tutti. Non tanto per avidità, piuttosto per una concezione della meritocrazia made in USA: la misura della capacità personale sta nella quantità di soldi che si riesce a fare. Due, quattro, cinque milioni di euro: un banchiere d’affari in carriera, alla vigilia della crisi, poteva mettersi in tasca ogni anno cifre simili. Il loro futuro, però, si presenta incerto: l’unica sicurezza è che sarà difficile guadagnare come prima.
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