Salvatore Adamo
La notte… l’attesa
Postfazione di Francesco Piga
Traduzione di Nilo Pucci
Il primo grande romanzo di un indimenticabile poeta e cantautore.
Julien, trent’anni, è un rital, ovvero figlio di emigrati italiani in Belgio. Dopo essere stato licenziato dal grande magazzino in cui lavora, passa per caso davanti all’agenzia di pompe funebri del signor Legay e lì viene assunto, iniziando così una quanto mai improbabile carriera di aiuto becchino. Julien, infatti, ha un animo gentile e sensibile, ama la musica e la pittura e si consuma di passione per Charlie, un’affascinante ragazza dal passato oscuro con la quale ha vissuto un’intensa storia d’amore, scomparsa all’improvviso senza lasciare tracce.
E in uno snodarsi di vicende talvolta cupe talvolta esilaranti, dove incontriamo un’infinità di personaggi pittoreschi e il presente si intreccia ai ricordi dell’infanzia italiana, passando da un Belgio brumoso in cui la polvere di carbone sembra avere coperto ogni cosa a una Sicilia inondata di sole, il racconto di tutta una vita accompagna il lettore pagina dopo pagina come una melodia bellissima.
Tenero, poetico, venato di nostalgia, ma al contempo ironico, brillante, con delle punte di pura comicità, La notte… l’attesa è un romanzo insolito, un omaggio dell’autore alle sue origini e all’Italia che ci svela come Adamo, oltre a essere un cantautore geniale, sia anche un raffinato scrittore.
Salvatore Adamo è nato a Comiso nel 1943. Dopo l’infanzia povera da figlio di minatore riesce già nei primi anni Sessanta a emergere come talentuoso cantautore. Il suo primo album, Tombe la neige, lo trasforma in una celebrità mondiale. Inizia a pubblicare album anche in Italia, raccogliendo un grande successo soprattutto con i brani Perduto amor, La notte, Lei, Inch’Allah. Questo è il suo primo romanzo.
«Al calar della sera eravamo partiti da Vittoria, villaggio natale di mio padre, per trascorrere la giornata dell’indomani a Scoglitti, la spiaggia popolare più vicina, a quindici chilometri, ovvero a sette ore di carretta… Ci risvegliammo all’alba sulla riva del Mediterraneo in un fantastico fiammeggiare di corallo. Un’ostia immensa s’innalzava sull’orizzonte incandescente: il sole! Che bellezza! Guardavamo tutti e nove affascinati, senza parlare, incapaci di dare un giusto significato alle nostre parole senza rischiare la rovina e la perdita di quella briciola di eternità che ci era offerta».
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