Paul Scott
Le torri del silenzio
Traduzione di Stefano Bortolussi
Dopo Il gioiello della corona e Il giorno dello scorpione, il terzo capitolo del quartetto del Raj: il capolavoro di Paul Scott, definito il Guerra e pace anglo-indiano.
Barbie Batchelor, insegnante missionaria in pensione, viene accolta dall’anziana Mabel, decana della famiglia Layton, come ospite pagante al Rose Cottage di Pankot. Col passare del tempo, tra le due donne nasce una profonda amicizia. Ma Barbie, che ha origini modeste ed è ciarliera e maldestra, non viene accettata dalla buona società di Pankot, in special modo da Mildred Layton, madre di Sarah e Susan. Dal canto suo, Barbie è ossessionata dai fatti cruenti avvenuti in città: l’aggressione subita dalla ex collega Edwina Crane e la violenza carnale di cui è stata vittima Daphne Manners non smettono di riecheggiare nella sua mente. Nel frattempo, la seconda guerra mondiale è giunta alle sue ultime, amare giornate e il Raj britannico si sta sgretolando definitivamente. A Pankot le mogli, le madri, le figlie e le vedove degli ufficiali inglesi coinvolti nel conflitto attendono trepidanti la fine della guerra e il ritorno dei propri cari. Intanto il capitano Merrick, ferito durante un’incursione, dopo un lungo periodo trascorso in un ospedale militare e di passaggio in città, ha un lungo colloquio con Barbie. Sebbene appaia un consumato professionista, l’uomo è brutale e corrotto, ma nemmeno le sue macchinazioni possono arrestare il cambiamento che si sta avvicinando rapidamente e inesorabilmente, un cambiamento che sta minando sempre più il vecchio mito dell’invincibilità britannica…
Sui volumi precedenti è stato scritto:
«Il gioiello della corona è un’opera poderosa e avvincente, e penso che ancora oggi possa incontrare il favore del pubblico. Si rassicuri il lettore, Paul Scott è uno scrittore amico: la sua prosa è leggera e scorrevole».
Luigi Sampietro, «Il Sole 24 Ore»
«L’autore è maestro nell’intrecciare drammi macroscopici e vicende personali. Seguendo e incastonando le vite di sei personaggi, Scott allestisce un romanzo coloniale che dietro un dramma privato svela le secolari crudeltà degli inglesi nei confronti di un popolo che non vuole più essere il gioiello della corona britannica ma lotta per trovare la propria identità».
Angelo Molica Franco, «il Venerdì – la Repubblica»
«Scott scalpella Il giorno dello scorpione come una gemma sfaccettata in cui è racchiuso un cuore liquido; il ritmo vira dall’affrettato al maestoso, la lingua è nitida ma sinuosa, cangiante».
Margherita Ghilardi, «il manifesto»