Louis De Bernières
Señor Vivo & il Coca Lord
Traduzione di Chiara Vatteroni
Dionisio Vivo, giovane professore di filosofia sudamericano, è sconvolto dai cadaveri orribilmente mutilati che trova regolarmente fuori la porta di casa. Per il suo amico Ramon, uno dei pochi poliziotti onesti della città, il messaggio è fin troppo chiaro: le dure lettere di denuncia contro la mafia della cocaina che Dionisio invia ai giornali devono finire. Gli attentati alla sua vita falliscono però in maniera così clamorosa da guadagnargli una reputazione di soprannaturale invulnerabilità che si diffonde in tutto il paese. Ma l’aura che protegge Dionisio non si estende anche a quanti ama, che risultano invece ben più vulnerabili. E quello che era iniziato come una farsa si trasforma in un romanzo di amore tragico e macabra vendetta, popolato di personaggi di straordinaria vitalità e di luoghi e situazioni al limite del visionario, narrati con sguardo ironico e distaccato in una prosa musicale come un canto.
«Mirabolante e scanzonato, competente fino alla sazietà, a tratti molto spiritoso, il libro riesce a comunicare, sotto la festosità dei suoi colori e sotto il tripudio della sua ostentata sensualità, un segno di autentica indignazione per una situazione spaventosa, mentre il mondo cosiddetto civile guarda da un’altra parte».
Masolino D’Amico, «La Stampa»
– 05/01/2000
Così il filosofo diventa stregone
Dell’inglese Louis De Berniéres il lettore italiano già conosceva il fortunato “Captain Corelli’s Mandolin” (lo pubblicò Longanesi nel 1996 con il titolo “Una vita in debito”), rimasto a lungo nelle classifiche dei “best seller” britannici. “Senor Vivo & il Coca Lord”, il romanzo che viene ora proposto da Fazi nella traduzione di Chiara Vatteroni, appartiene alla produzione precedente di De Berniéres, ambientata in un’America Latina a metà strada fra l’asciutta documentazione del “reportage” e l’iperrealismo alla Garcìa Màrquez.Dionisio Vivo, il tenace insegnante di “filosofia secolare” che dalla cittadina di Ipasueno terrorizza i signori della coca inviando lettere ai giornali, è un intellettuale che nasconde in sé l’energia ancestrale del ”brujo”, lo stregone tribale. Ad attribuire doti soprannaturali al razionalissimo Vivo sono anzitutto i suoi avversari, i trafficanti superstiziosi e brutali assoldati dal malvagio El Jerarca. Ma in tutto il Paese (che assomiglia molto alla Colombia in cui lo stesso De Berniéres ha vissuto) la magia è di casa, sia nella versione alchemica e velleitaria praticata dall’inetto presidente Veracruz, sia in quella più pura – così, almeno, la presenta l’autore – dei riti di santeria. Mentre l’atmosfera del romanzo si fa sempre più drammatica, Vivo sente risvegliarsi in sé una forza misteriosa, che esplode quando i trafficanti uccidono in modo orribile la donna che ama. E’ a questo punto che il protagonista diventa davvero lo stregone che gli altri avevano creduto che fosse, trasformandosi in un messia vendicatore, capace di uccidere con uno sguardo. “Senor Vivo & il Coca Lord” è un romanzo con molte pagine memorabili, prime tra tutte quelle dedicate alla vicenda del lebbroso Lazzaro, bruciato vivo dagli assassini ai quali aveva ingenuamente chiesto aiuto. Una metafora dolorosa che rimane come la cifra più vera di un libro a tratti scabroso, ma non privo di fascino.
La vendetta di Dionisio
Aprire queste pagine ignorando chi le ha scritte, calatevi nella magia afrodisiaca della surreali vicissitudini dei personaggi, godetevi l’impossibilità fanta-curativa di un modus vivendi ancorato per tradizione alle mitologie popolari per giustificare secolari penurie di sopravvivenza; danzate, godete, soffrite, vagheggiate miracoli nella moltitudine di figure eterogenee e fantastiche, e avrete il più sudamericano dei romanzi inglesi possibili.Già, perché anche se l’elenco memoriale percorre in sequenze nostalgiche l’epopea ormai mitica di Marquez e degli Amado, degli sforza e dei Donoso, dei Vargas Llosa e dei Soriano, dobbiamo accettare il dato di fatto che l’autore di questo shakeratissimo romanzo di deliri e di malìe etniche è un dotatissimo, la albionico narratore. vissuto per anni in Colombia, il quarantacinquenne romanziere ha prodotto altri due titoli ambientati nel magico esotismo di un Sudamerica tanto fittizio quanto filtrato da una conoscenza che definiremo innamorata. Stupisce che un autore emigrato per la ricerca di sé in un mondo lontano né abbia colto l’essenza narrativa più profonda, al punto da immedesimarsi con un vero nativo di quelle remote – e ormai poco tradotte – letterature. Certo non è lineare il percorso di lettura di questo straripante romanzo, anche se lo sarebbe la vicenda portante: Dionisio Vivo, professore di filosofia, sfida l’inattaccabile potere del boss della coca El Jerarca, provocandolo con lettere di aperta denuncia sul più popolare quotidiano locale. Ma El Jerarca detiene un controllo pressoché totale della situazione, e giungerà al punto da rivelarsi con Vivo distruggendo il suo amore paradisiaco per la bellissima Anica. Ma Dionisio diventa per l’opinione pubblica una specie di divinità in grado di fronteggiare il male e addirittura di miracolare derelitti e moribondi. Non sveleremo tutti gli sviluppi di questa vicenda intricata e attraente: diremo solo che De Bernières, da buon latinoamericano honoris causa, riesce a costruire il suo bel romanzo con una tecnica a incastro talvolta ardua e all’apparenza causale: personaggi come il mostruoso e disgraziato Lazaro, la desiderabile Leticia Aragòn, o i capitoli deliranti dedicati al mistero dei rituali del “candomblé”, sembrano a tratti gravare la linea narrativa con la gigionesca gratuità. Ma ogni destino si riduce alla storia originaria, ogni singola magia si fonde con la magia di una narrazione epica e romantica allo stesso tempo.
Com’è festosa e sensuale questa guerra alla cocaina
Una commedia fantasiosa, eccessiva, granghignolesca di Louis de Bernieres Un professore di filofofia denincia i guasti del regime
La principale industria dello Stato sudamericano innominato, ma molto simile alla Colombia, in cui si svolgono i fatti raccontati in “Senor Vivo & il Coca Lord”, è la produzione illegale della coca, con un introito di dieci miliardi di dollari l’anno, nove dei quali vengono investiti all’estero, e il decimo speso in generi di lusso, stipendi ai sicari e corruzione di funzionari. Su questo Louis de Berniéres, che ha vissuto a lungo in Sudamerica e ne ha scritto prima di entrare nella lista dei bestseller con “Il mandolino del capitano Corelli” (ambientato questo in Grecia durante la seconda guerra mondiale), ha impostato una commedia fantasiosa, eccessiva e anche granghignolesca. il suo eroe è Dionisio, incosciente professore di filosofia, il quale un po’ come il Pereira di Tabucchi diventa la voce della coscienza nazionale: con lo pseudonimo di Dionisio Vivo, egli scrive frequenti lettere alla “Prensa”, coraggioso quotidiano la cui tipografia viene fatta spesso saltare in aria, denunciando con eloquenza e ironia le malefatte del regime. i primi spassosi capitoli descrivono le buffe trepidazioni del Presidente-fantoccio, ostaggio dei criminali, che ha la passione dell’occultismo; chi detta legge nel Paese è il boss noto come El Jerarca, un crudele analfabeta grasso in modo incontrollabile e schiavo della convinzione che bisogna consumare, accada quello che accada, almeno un rapporto sessuale al giorno. Come riferito da Vivo, i suoi uomini si dilettano di passatempi come rapire, violentare, assassinare bambine figlie di indigeni preventivamente istupiditi dal “basuco”, micidiale droga a buon mercato piena di piombo che va nel cervello.Cocciutamente Dionisio continua a scrivere alla Prensa anche quando la sua identità non è più un mistero, e naturalmente i narcos decidono di eliminarlo. Ma gli attentati falliscono tutti, non tanto per la protezione dell’amico poliziotto Ramòn quanto grazie a coincidenze talmente miracolose da convincere il superstizioso Jerarca che Dionisio sia un “brujo”, uno stregone invincibile. Mentre diventa così leggendario anche agli occhi di molti compatrioti, Dionisio abbandona la frequentazione delle case di malaffare, di cui è sempre stato un cliente entusiasta, per l’amore della sua vita, la bellissima Anica dalle gambe lunghe. Insaziabili l’uno dell’altra, i due vivono il loro idillio ignorando beatamente atrocità che non riescono a sfiorarli; ma alla lunga l’orrore e il sangue, parte integrante dell’opulenta e miserabile realtà di quei luoghi, tornano ad imporsi, né il fiabesco finale con la punizione dei cattivi riesce a purificarli. Nell’epilogo un coltivatore di caffè in crisi apprende che non può ottenere sovvenzioni per la sua piantagione, ma che siccome il governo combatte il traffico di coca incentivando chi ne sradica le piante, gli converrà piantare la coca al posto del caffè, vendere il raccolto, e quindi offrirsi di eliminare il vegetale proibito per piantare di nuovo il caffè che già c’era.Concludendo. Mirabolante e scanzonato, competente fino alla sazietà, a tratti molto spiritoso, il libro – nel quale figurano, tra gli altri, un lebbroso che finisce bruciato vivo, una coppia di piccoli puma con funzioni di giustizieri, molti farabutti e molte puttane dal cuor d’oro, e persino qualche persona onesta e ottimista – riesce a comunicare, sotto la festosità dei suoi colori e sotto il tripudio della sua ostentata sensualità, un segno di autentica indignazione per una situazione spaventosa, mentre il mondo cosiddetto civile guarda da un’altra parte.
“Senor Vivo & il Coca Lord”
di Louis De Bernières
Dionisio Vivo, giovane professore di filosofia di una città sudamericana, trova dei cadaveri orribilmente mutilati sulla porta di casa. Al suo amico poliziotto il messaggio pare sin troppo chiaro: le lettere di denuncia contro la mafia della coca che Dionisio invia ai giornali sono state lette da qualcuno che non le ha gradite. E che comincia ad organizzare attentati alla sua vita destinati però a fallire. La sua capacità di sfuggire alle trappole mortali gli guadagna la fama di una soprannaturale invulnerabilità.Quando la volontà di vendetta dei signori della coca si dirige sulle persone care a Dionisio, il tono farsesco si trasforma in uno stile drammatico che fa regnare l’amore tragico in luoghi gonfi di dolore e di magia.