Rita Di Giovacchino
Delitti privati
Trent'anni di omicidi in famiglia da Maso a Erika e Omar, dai Carretta a Tullio Brigida, dal piccolo Tommy alla strage di Erba
Storie di nera, in cui però gli assassini sono spesso persone perbene. Padri, madri, figli la cui vita fino a quel momento non ha niente di diverso dalla nostra. Il movente dei delitti è a volte futile, le reazioni sproporzionate, i comportamenti successivi inadeguati alla gravità dei fatti. Ecco perché raccontare queste storie può aiutarci a capire qualcosa di noi stessi.In Italia ogni quarantotto ore si consuma un omicidio in famiglia. Madri, padri, figli assassini. È il sintomo di un disagio profondo, che non riguarda più soggetti emarginati, ma uomini e donne che gli psichiatri non esitano a definire “normali”. E la maggior parte di questi delitti non differisce, per ferocia o per macabri rituali, dai massacri e dalle stragi cui ci hanno abituato i professionisti del crimine.
Casi celebri che hanno attraversato la cronaca italiana e sono rimasti irrimediabilmente impressi nella nostra memoria: presunti bravi ragazzi che trucidano genitori e fratelli (Pietro Maso, Erika e Omar), padri che ammazzano i figli (Tullio Brigida), famiglie che scompaiono (i Carretta, i coniugi Donegani), omicidi commessi da amici o dai vicini di casa (la vicenda del piccolo Tommy, la strage di Erba).
Storie di “ordinaria violenza”, che Rita Di Giovacchino affronta da abile cronista, attenta a scavare nei motivi che generano tragedie troppo diffuse al giorno d’oggi per poter essere relegate all’analisi specialistica.
Chi sono davvero questi assassini? E perché un omicidio avvenuto all’interno di una famiglia, quindi un crimine di natura privata, diventa improvvisamente di rilevanza nazionale? A tali interrogativi si propone di rispondere l’autrice, in particolare ripercorrendo in controluce – in una sorta di libro nel libro – l’inchiesta sul caso più eclatante degli ultimi anni: Cogne. Per smantellare le verità ufficiali e demolire i mostri costruiti in laboratorio. Per dimostrare che ogni delitto è diverso, unico.
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Delitti Privati, trent’anni di omicidi in famiglia
In Italia ogni quarantotto ore si consuma un omicidio in famiglia. Madri, padri, figli assassini. E’ sintomo di un disagio profondo, che non riguarda più persone emarginate, ma uomini e donne che gli psichiatri non esitano a definire “normali”. E la maggior parte di questi delitti non differisce, per ferocia o per macabri rituali, dai massacri e dalle stragi cui ci hanno abituato i professionisti del crimine.
Casi celebri che hanno attraversato la cronaca italiana e sono rimasti irrimediabilmente impressi nella nostra memoria: presunti bravi ragazzi che trucidano genitori e fratelli (Pietro Maso, Erika e Omar), padri che ammazzano i figli (Tullio Brigida), famiglie che scompaiono (i Carretta, i coniugi Donegani), omicidi commessi da amici o dai vicini di casa (la vicenda del piccolo Tommy, la strage di Erba).
Storie di “ordinaria violenza” che Rita Di Giovacchino affronta da abile cronista, attenta a scavare nei motivi che generano tragedie troppo diffuse al giorno d’oggi per poter essere relegate all’analisi specialistica.
Chi sono davvero questi assassini? E perché un omicidio avvenuto all’interno di una famiglia, quindi un crimine di natura privata, diventa improvvisamente di rilevanza nazionale? A questi interrogativi si proporne di rispondere l’autrice, in particolare ripercorrendo in controluce in una sorta di libro nel libro – l’inchiesta sul caso più eclatante degli ultimi anni: Cogne. Per smantellare le verità ufficiali e demolire i mostri costruiti in laboratorio. Per dimostrare che ogni delitto è diverso, unico.
Rita Di Giovacchino
Inviato speciale del “Messaggero” dall’83, ha seguito i processi, le inchieste, e le grandi tragedie italiane degli ultimi venticinque anni. Ha pubblicato Scoop mortale (Tullio Pironti, 1994) e, per fazi Editore, Il libro nero della Prima Repubblica (2003; ed. tasc. 2005).
Delitti Privati
Trent’anni di omicidi in famiglia da Maso a Erika e Omar, dai Carretta a Tullio Brigida, dal piccolo Tommy alla strage di Erba. Contiene: anatomie del caso di Cogne
di Rita Di Giovacchino
Fazi Editore
pp 420, 18 euro
– 27/07/2007
Trent’anni di omicidi fatti in casa
– 02/08/2007
Mamma di Cogne e dintorni
– 27/07/2007
Libri in uscita: Delitti Privati (fatti in casa)
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Tommy e i Carretta tra “i delitti privati”
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Sette libri per sette giorni
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Delitti di Provincia
– 21/07/2007
Scaffale
– 20/07/2007
Delitti privati
DELITTI PRIVATI, a cura di RITA DI GIOVACCHINO (FAZI EDITORE,
420 PAG., 18,00 EURO).
In Italia la famiglia uccide più della mafia e della criminalità organizzata: E
quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro,
la casa, si trasforma invece nel posto
a più elevato rischio: su dieci omicidi avvenuti
nel 2005 nella sfera familiare, sei
sono stati commessi tra le mura domestiche.
Partendo da questi dati, oggetto di varie
indagini criminologiche e sociologiche,
Rita Di Giovacchino – inviata del Messaggero, che
in precedenti pubblicazioni ha
analizzato taluni cosiddetti «crimini di Stato»
ed ha ricostruito alcune trame occulte
dedica il suo ultimo lavoro all’approfondimento delle più eclatanti tragedie
«domestiche» degli ultimi 30 anni, ciascuna delle quali rappresenta un tassello
dell’insanguinato mosaico dell’omicidio in famiglia.
Dalle vicende di Maso a quelle di Erika e Omar,
dai Carretta a Tullio Brigida, il
libro racconta delitti infernali: storie di figli
assassini, di mariti ed amanti
accecati dalla gelosia, di madri killer, il cui
impulso ad uccidere affonda per un
verso nei misteri dell’animo umano, per altro verso in un contesto di relazioni
familiari difficili, segnato da separazioni, solitudine, incomprensioni come ne
esistono in ogni casa.
Spesso una tragedia familiare può diventare un
giallo o un noir, come dimostrano il
caso Cogne, l’uccisione del piccolo Tommaso
Onofri o la scomparsa di Denise Pipitone.
A queste ultime vicende Rita Di Giovacchino dedica l’ultima parte del libro,
«rileggendo» in chiave critica le inchieste e le loro conclusioni, per provare
l’infondatezza di alcuni assunti e per demolire i
«mostri costruiti in laboratorio».
«Delitti privati» è un viaggio nel mistero dei
sentimenti che si annida nel cuore di
chi uccide e che – come avverte la stessa autrice
– talvolta «è più difficile da
scoprire di un segreto di Stato». (ANSA).
– 20/07/2007
DELITTI PRIVATI, STORIE DI ORDINARIA VIOLENZA RACCOLTE DA RITA DI GIOVACCHINO
DELITTI PRIVATI, STORIE DI ORDINARIA VIOLENZA RACCOLTE DA RITA DI GIOVACCHINO
DA COGNE A ERBA, EPISODI FAMILIARI AL CENTRO DELL’OPINIONE PUBBLICA
Roma, 20 lugLIO 2007
(Adnkronos/Adnkronos Cultura) – Nel 2006 c’è stato un omicidio in famiglia ogni 48
ore, in otto casi su dieci a uccidere è un uomo; i delitti privati sono ormai più
numerosi di quelli di mafia o terrorismo e negli ultimi cinque anni la mattanza
domestica ha provocato 1.200 morti, quasi una guerra. Ma una guerra che riscuote più
attenzione delle guerre vere perchè sembra esistere, soprattutto per quanto riguarda
gli omicidi familiari, un intimo, complesso, inconscio, processo di identificazione,
«perchè non esiste la perfezione negli affetti e ogni rapporto è intessuto di
sofferenza».È così che Rita Di Giovacchino, storicA giornalista di giudiziaria de ‘Il Messaggero’ cerca una spiegazione all’attenzione morbosa che certi delitti, che ormai tristemente possono essere definiti celebri, suscitano nelle persone: Erika e Omar,
Tommaso e la strage di Erba, Cogne. Gli stessi delitti che la giornalista del Messaggero, già autrice di «Scoop mortale» e «Il libro nero della Prima Repubblica», raccoglie nel suo ultimo libro, «Delitti privati», edito da Fazi.Se è vero che «il confine tra la mia vita e la morte altrui passa dal divanetto di fronte alla tv», cita la Di Giovacchino da Valerio Magrelli, è anche vero che non è poi così raro proiettare le proprie sofferenze e difficoltà familiari nei delitti
compiuti non dal serial killer, ma dall’omicida comune: la madre che uccide il figlio, i figli che uccidono i genitori, i vicini che si accaniscono sui vicini.
«Scomparsi i delitti passionali – ha osservato l’autrice – oggi permangono i drammi
intimi e la solitudine» ed è in questo che si cela il confine labile tra la normalità e la mostruosità, quella che esplode all’improvviso in contesti quotidiani, insospettabili o quasi; casi sui quali si sono versati fiumi di inchiostro e ai quali
sono state dedicate innumerevoli trasmissioni televisive.«Mancava però una sistematizzazione e una suddivisione per tipologie di questi
delitti. – ha spiegato Rita di Giovacchino – Quando si parla di delitti familiari
sembrano tutti uguali, in realtà non è così. Ci sono figli che uccidono i genitori,
madri che uccidono figli e, altro caso, uomini che esercitano violenze sulle donne. In
ogni caso, questi delitti suscitano un’attenzione morbosa al punto da occupare un
posto di rilievo anche rispetto ad altri eventi tragici come quelli legati alla mafia
o al terrorismo. Secondo Marco Travaglio, si è parlato troppo del pigiama della
Franzoni per distogliere l’attenzione dai grandi problemi, io concordo solo in parte:
sicuramente certi casi sono stati strumentalizzati, ma è indubbio che una vicenda come quella di Cogne avrebbe attratto comunque l’attenzione pubblica».
E proprio al delitto di Cogne, l’autrice dedica l’ultima parte del suo libro, per il
quale torna a calarsi nel ruolo di giornalista investigativa per capire perchè
l’orrore diventa spettacolo, qual è il peso della televisione sull’opinione pubblica e
sulle indagini, capire il modo in cui è stato affrontato il caso, sul quale la
giornalista un’idea sembra essersela fatta. «Ci sono molte possibilità che il ‘mostro
Franzoni’ esista davvero, per via delle contraddizioni in cui lei continuamente
incappa, contraddizioni che, però, potrebbero esistere anche perchè quel delitto lei
non lo ha commesso, ma potrebbe trattarsi di un ‘delitto di vicinanza’. Nel suo caso,
tra l’altro, non sono state neanche trovate le prove di un disagio psichico che possa aver portato al delitto».
– 20/07/2007
Delitti Privati