Ricardo Romero
Storia di Roque Rey
Traduzione di Vittoria Martinetto
Il giorno in cui lo zio Pedro muore, la zia Elsa chiede a Roque, dodici anni, di indossare le sue scarpe per ammorbidirle un po’ in vista del viaggio nell’aldilà. Così, riempite le punte con il cotone, il ragazzo esce di casa per fare una passeggiata. Non tornerà più. Camminerà per quarant’anni attraverso l’Argentina, senza meta, in una lunghissima fuga costellata di scoperte, di riflessioni e di una serie di incontri indimenticabili: Umberto, un prete epilettico parricida; Los Espectros, un gruppo di musicisti itineranti che lo ingaggia come ballerino; Marcos Vryzas, un bohémien alcolizzato che lo introduce alla vita dissoluta della capitale; Natalia, una bambina dall’intelligenza eccezionale che si innamora di lui e lo tenta col suo fascino ammaliatore. E quando Roque finirà a lavorare in un obitorio, tolte le scarpe dello zio indosserà quelle dei morti, che lo condurranno nei luoghi dove sono sepolti i loro più terribili segreti. Sullo sfondo di questo lungo viaggio, scorrono quarant’anni di storia dell’Argentina, un paese misterioso ancora tutto da scoprire, raccontati da chi della storia non è protagonista, ma la vive sulla propria pelle. Ricardo Romero è uno degli autori argentini contemporanei più apprezzati e talentuosi. In Storia di Roque Rey rielabora la grande tradizione sudamericana del realismo magico dando vita a un romanzo sempre in bilico tra reale e immaginifico che, sin dalle prime pagine, ci ricorda cosa significa leggere per puro piacere.
«Un racconto che è classico e sconfinato al tempo stesso, che scorre con la sicurezza di una forma pura mentre dà vita a domande a cui non si può rispondere, paradossi che sembrano certezze e personaggi che crescono mano a mano che si fanno evanescenti. Un romanzo totale».
«La Nación»
«Un libro ambizioso dalla vocazione dickensiana. Un narratore profondo, di largo respiro».
«Ñ – Revista de cultura»
«La proliferazione di storie, la ricerca dell’amore, la fuga con le scarpe dei morti sono tratteggiate da questa voce esistenziale, quasi divina, a momenti solenne. Una voce che costruisce un universo, che lo percorre, lo interpreta».
«Página 12»