Allegra Goodman
Paradise Park
Traduzione di Cesare Avanzi
Considerato dal “New York Times Book Review” tra i migliori libri del 2001, Paradise Park è un romanzo divertente e ricco di suggestioni filosofiche, che combina abilmente comicità e amore, spiritualità e ricerca di sé. Sharon Spiegelman ha vent’anni quando il suo ragazzo la abbandona in una stanza d’albergo a Honolulu. È il 1974 e l’evento scatena in lei un turbinio di pensieri ed emozioni che la spingono in una compulsiva e divertentissima ricerca del vero amore, di un lavoro ben retribuito e, infine, di Dio. Dopo una serie di lavori inverosimili – dal placcare scarafaggi in oro, al coltivare marijuana e vendere portachiavi a forma di orca assassina – e di battaglie per la protezione di una particolare varietà di fringuelli, Sharon ha una “visione” di Dio, nel bel mezzo di un’escursione in mare. È allora che decide di mettersi alla ricerca della religione che le “risolva” la vita, addentrandosi in un sottobosco di ritiri New Age, culti e chiese minori con un’ironia che non può che far pensare ai patemi esistenzialisti di Woody Allen. In un susseguirsi di speranze e delusioni amorose e spirituali, Sharon scava sempre più a fondo, fino alle sue radici giudaiche. Così, tra un viaggio a Gerusalemme e un ritorno di fiamma per il suo ex fidanzato, si converte a una setta ebraica ortodossa che, pur rivelandosi l’ennesima esperienza fallimentare, le consente di conoscere un pianista squattrinato come lei, destinato a diventare l’uomo della sua vita e ad aiutarla a trovare l’equilibrio che le è sempre mancato.
– 25/10/2003
Viaggio pscichedelico nel luna park del sacro
È la storia di un’ebrea errante danzatrice folk, che attraversa tutte le religioni e le utopie del mondo contemporaneo con un incedere psichedelico che ricorda i viaggi “on the road” di certi “vagabondi del Dharma”, alla perenne ricerca di una grazia divina che illumini le miserie del mondo materiale.
Sembra tanta carne al fuoco e in effetti è così, in Paradise Park di Allegra Goodman, dove l’eroina, Sharon, inizia il suo giro del mondo dopo essere stata abbandonata in mezzo al Pacifico da un fidanzato con il quale era partita per salvare le specie di uccelli in via d’estinzione.
Un po’ bambina, un po’ selvaggia, un po’ studentessa che non ha voglia di fare niente, Sharon passa dagli hippy ai cristiani ortodossi ai monaci buddisti e intanto chiede al padre prof universitario i soldi del biglietto per tornare a casa e fare la brava ragazza; viene tradita dagli amici più cari; scopre la nevrosi dietro la facciata di certi guru stanchi e annoiati…
Dalla giungla hawaiana di Molokai dove si coltiva la marijuana come le patate, sino al ritorno verso la religione ebraica, le esperienze vissute, descritte con lucidità e dissacrazione, non inquinano la continua tensione spirituale verso un centro di gravità permanente. Tra “rise and fall”, ascese e rovinose cadute, la sensazione è di attraversare un mega-galattico lunapark spirituale che ha toccato ormai tutti gli angoli del pianeta.
Il paradiso del titolo, ovviamente, si fa sempre attendere.