Filip Florian
Dita mignole
Traduzione di Maria Luisa Lombardo
Romania anni Novanta. Il Muro di Berlino è caduto da poco e il regime di Ceausescu si è completamente dissolto. In una tranquilla cittadina di montagna, all’interno di un sito archeologico viene scoperta una fossa comune. A chi appartengono le ossa che affiorano dal terreno? Alle vittime di una pestilenza risalente a secoli prima o piuttosto di un’esecuzione di massa perpetrata durante gli anni bui del totalitarismo? E perché le falangi delle loro dita mignole sono sparite? Poliziotti, giornalisti, ex detenuti politici, comuni cittadini si riuniscono intorno al grande sacrario sfidandosi a colpi di ipotesi bizzarre, finché dall’Argentina una squadra di antropologi criminali, specialisti in “los desaparecidos”, è chiamata a esprimere il verdetto finale.
Sullo sfondo di queste indagini, dove una vicenda tragica finisce per assumere i toni della farsa, una ridda di personaggi strampalati è protagonista di storie che oscillano tra il fiabesco e il surreale. C’è Petrus, un giovane archeologo afflitto dall’ulcera; Eugenia Embury, l’eccentrica vedova di un petroliere inglese, che vive circondata dai gatti e legge il futuro nelle carte; sua nipote Josephina con la quale Petrus intreccia di nascosto una storia d’amore; Onufrie, un monaco eremita e umile servo della Madonna, che nasconde sotto il cappello un imbarazzante segreto; il fotografo Sasa e il suo stravagante dromedario Aladin; e poi l’ex detenuto politico Titu Maeriu, il procuratore militare Spiru… e tanti, tanti altri ancora.
Dita mignole, romanzo d’esordio di Filip Florian, è un racconto che assume le sfumature del giallo, una narrazione dai toni lievi e brillanti dove realtà e finzione s’intrecciano dando vita a un puzzle fantastico, pieno di humor, mistero, tragedia e poesia.
«Una sorprendente storia di guerra, morte, alienazione, politica e singolari miracoli raccontata con una prosa brillante».
Publishers Weekly
«Un’opera prima che si lascia decisamente alle spalle le regioni del realismo piatto e popola la travagliata stazione balneare dei Carpazi di figure simili a quelle di Bohumil Hrabal che imperversano nella Praga socialista».
Süddeutsche Zeitung
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