Jérôme Ferrari
Dove ho lasciato l’anima
Postfazione di Amara Lakhous
Traduzione di Maurizio Ferrara
Il 5 luglio 1962, dopo otto anni, si concludeva la guerra franco-algerina e l’Algeria conquistava la propria indipendenza. A cinquant’anni da quella data, il romanzo di Ferrari, pluripremiato in Francia, fa i conti con una delle più laceranti vicende storiche del secondo Novecento e riflette sulle menzogne morali implicite in ogni guerra.
Algeria, 1957. Nel pieno di una guerra feroce e logorante, tre uomini si trovano riuniti nello stesso luogo, una villa sferzata dal vento del deserto, a condividere un angolo di inferno. Il capitano francese André Degorce, reduce della prigionia in Indocina e già giovane partigiano sopravvissuto alla barbarie di Buchenwald, guida ora la divisione incaricata di stroncare la resistenza algerina. Suo adesso è il ruolo del carnefice, del torturatore e ha appena conseguito un importante successo: l’arresto di Tahar, il Puro, uno dei massimi capi dell’ALN, braccio armato dell’esercito di liberazione. Di fronte a quest’uomo inflessibile e consapevole del proprio destino, e con cui intraprende un duro e intenso dialogo, Degorce sperimenta il castigo interiore dell’aguzzino, di colui che non riesce più a ritrovare se stesso dietro i comandi di morte che pure impartisce. È il tenente Andreani, che con il capitano ha già condiviso gli orrori del passato, a svelare la menzogna morale che si cela dietro la tortura e a mostrargli la verità di quella spietata pedagogia della guerra cui tutti loro partecipano. Jérôme Ferrari, attraverso la voce di tre personaggi uniti dalla Storia e divisi da un dolore che non può essere condiviso, fa i conti con una lacerante pagina di storia e riflette, con uno stile crudo e diretto, sul tema dell’impossibilità dell’espiazione, sulla violenza intrinseca alla condizione umana.
Jérôme Ferrari è nato a Parigi nel 1968. Ha insegnato filosofia per quattro anni in un liceo di Algeri, attualmente vive e lavora in Corsica. È autore di quattro romanzi, tutti usciti per Actes Sud. Tra i più stimati scrittori della nuova scena francese, con questo romanzo ha ricevuto, oltre al Premio Roman France Télévision 2010, anche il Premio Larbaud 2011, il Premio Initiales 2011 e il Gran Premio Poncetton Société des Gens de Lettres 2010.
«Un capolavoro, della caratura di un Dostoevskij».
L’express
«Una scrittura ardente, raffinata e lirica».
Le Monde
«Un romanzo magistrale».
Lire
«Qualcosa di incandescente».
Le Figaro