Isabelle Jarry
L’arcangelo perduto
Traduzione di Laura Senserini
Claude, giornalista sulla cinquantina, incaricato di un’inchiesta sulla vita dei monaci, parte per un lungo viaggio che lo porterà a visitare alcuni tra i più famosi monasteri francesi. Lo accompagna una giovane assistente, bella e scontrosa, Lucile, che chiaramente è lì per qualcos’altro. Diffidenza e malcelata antipatia segnano fin dall’inizio il loro rapporto, e l’incomprensione reciproca arriva a scontri verbali durissimi. Mentre il viaggio prosegue, però, la verità spesso dura dei monaci intervistati, l’incontro con Jean, insolito giardiniere, la forza degli elementi, la maestosità dei luoghi, le lunghe partite serali a scacchi, sciolgono il gelo tra i due e creano una relativa complicità che pian piano spinge l’enigmatica Lucile e il taciturno Claude a confidarsi i loro dolorosi segreti. E il viaggio diventa così un cammino iniziatico parallelo, un percorso di ricerca interiore, alla fine del quale saranno due persone nuove, più consapevoli, pronte, forse, a ricominciare una vita che credevano finita per sempre.
– 12/04/1999
UN GIORNALISTA E LA SUA ASSISTENTE CERCANO I MONACI E TROVANO SE STESSI
Isabelle Jarry, quarantenne, laurea in biologia arriva in Italia con “L’arcangelo perduto”, il suo secondo romanzo (Fazi, pp.232, L.28.000, traduzione di Laura Senserini). Una sorta di viaggio iniziatico, prima scontroso, addirittura aspro, quindi declinante verso la comprensione, di se e dell’altro. I due protagonisti sono un giornalista intorno ai cinquant’anni, incaricato di un reportage sulla vita dei monaci, e una giovane assistente. “Si conoscevano appena e da quando erano partiti la ragazza non aveva ancora aperto bocca. Claude aveva l’impressione di essere chiuso da due ore in ascensore con una sconosciuta. L’Autostrada del Sud lasciava scorrere i suoi paesaggi monotoni…”. Infine arriverà il tempo della confidenza, della rinascita.
Isabella Jarry
L’arcangelo perduto
Un romanzo sul tema del viaggio come percorso interiore e rivelazione, sulla bellezza terrena e quella dello spirito, che si sviluppa intorno a un’inchiesta sui monasteri di Francia. A condurla, uno scontroso giornalista e una giovanissima assistente, decisa a scoprire dove si è rifugiato l’amatissimo fratello che ha deciso di farsi monaco. A trasfigurarla, con passo lento e felpato, sullo sfondo di una natura cangiante che accompagna i barlumi interiori, l’autrice francese, qui in prima traduzione.
“L’arcangelo perduto” della francese Jarry
Giornalisti & monaci
Conversazioni sulla scelta contemplativa in una inchiesta-pellegrinaggio
Si conosce poco, in Italia, della “nuova” narrativa francese e questo romanzo di Isabelle Jarry, nata a Parigi, nel 1959, é una prova decisamente interessante. E “L’arcangelo perduto”, il romanzo tradotto da Laura Senserini per Fazi, si impone soprattutto per l’idea religiosa che contiene, un’idea che viene sviscerata piano piano attraverso un’ inchiesta-pellegrinaggio che coinvolge totalmente i due giornalisti che la stanno conducendo, Claude e Lucile. Dapprima i due non riescono a sopportarsi e Claude vorrebbe avere al suo fianco, per quel viaggio una persona diversa. Non riesce a capire l’enigma e il disagio profondo che la donna porta dentro di sé. Sarà questa ricerca, nei conventi e nelle trappe della Provenza a rivelarne il significato e soprattutto a dare un’identità a quell’arcangelo perduto di cui parla il titolo. Identità che qui non si rivela, proprio per evitare al lettore del libro il piacere della scoperta finale, quella che é in grado di dare un senso, non solo all’intero romanzo, ma anche a quel viaggio di scoperta che qui viene descritto.La narratrice francese ha il merito di tracciare le figure di due personaggi forti e inquieti e di far emergere lentamente le loro tensioni latenti, quelle che in qualche modo già s’intuiscono fin dal primo incontro, quanto una certa antipatia reciproca mette in rilievo le incertezze esistenziali di entrambi. E’ nel corso del loro vagare, conversando con i monaci, cercando di capire le ragioni della loro volontaria scelta di distanziarsi dal mondo per dedicarsi a Dio e alla preghiera che dal fondo della loro anima emergono contrasti, lacerazioni, necessità di intuire quella verità profonda che si cela tra le mura dei conventi.Così una pura ragione giornalistica – l’ inchiesta sulla vita monastica – diventa l’occasione per sciogliere dei nodi esistenziali, quegli stessi che non permettono più di vedere con lucidità le ragioni della propria esistenza e del proprio rapporto con gli altri.Il romanzo della Jarry funziona proprio perché é in grado di restituire un’unità centrale ai due movimenti che muovono l’azione narrativa: il segreto che celano i due giornalisti come persone e l’inchiesta che stanno conducendo. Il lettore così in tempo reale lo svolgersi del viaggio, lo stupore di fronte ai temi che vengono affrontati dai monaci durante le conversazioni: la volontà e la libera scelta di questa vocazione, la necessità del silenzio come regola, l’obbedienza, il legame con le tradizioni, l’umiltà come valore superiore, la tolleranza a accogliere dentro di sé tutto ciò che viene da Dio.Così il romanzo si può leggere come una metafora della ricerca e dell’incontro, una metafora che vede, non contrapposti, ma uniti nella stessa ricerca di una rivelazione: i giornalisti che pongono le domande e i monaci che rispondono raccontando la loro esperienza contemplativa. Su tutto si staglia il paesaggio della Provenza e i suoi dintorni: un intero mondo che sembra emergere come luogo ideale per questa “consacrazione” della propria vita a Dio. E’ raro trovare un romanzo di così intensa e pacata forza religiosa, oggi, che non ha timore di incentrare tutta la sua vicenda su un tema fondamentale come quello di una scelta che va contro i canoni e le istanze del mondo moderno. Questo viaggio può essere letto e intuito come un attualissimo pellegrinaggio.