Marcos Giralt Torrente
Parigi
Traduzione di Ursula Bedogni
Parigi, vincitore del prestigioso Premio Herralde e accolto trionfalmente dalla critica spagnola come la rivelazione di un grande scrittore, racconta la storia di un ragazzo, della sua infanzia e adolescenza accanto a una madre che lo ama e lontano da un padre criminale e sciagurato e praticamente sempre assente. Quando la madre decide di separarsene definitivamente, se ne va a Parigi e lascia il figlio dalla zia a La Coruna; tornerà dopo otto mesi, all’improvvio, e il ragazzo non riuscirà mai a capire cosa abbia davvero rappresentato per lei Parigi e quali legami l’abbiano portata lì. Ormai, al momento del racconto, è impossibile chiederglielo, è vittima di una malattia che le ha fatto perdere la memoria… Così in questo brillante, impietoso tour de force in lotta con la propria memoria, il protagonista ripercorre a ritroso la propria adolescenza attraverso piccoli episodi apparentemente secondari; fino a quando, improvvisa, la rivelazione della verità da parte della madre rovescerà tutti i suoi sentimenti e nulla nella sua vita potrà essere più come era prima.Grazie a Parigi, romanzo proustiano e allo stesso tempo modernissimo, Marcos Giralt Torrente è stato riconosciuto unanimemente come il migliore nuovo scrittore spagnolo del 2000.
– 12/02/2005
Parigi: Tutte le domande su mia madre
Un uomo ormai adulto percorre un lungo viaggio a ritroso nell’infanzia, attraverso i ricordi che ha lasciato e le emozioni provate alla ricerca di una verità introvabile.
… non era possibile che mia madre fosse così perfetta nella sua bontà e mio padre tale solo nella colpa.
Alla ricerca di un approdo verso una verità certa, incontrovertibile su quello che è davvero successo a Parigi, quando sua madre lo lasciò, prima e unica volta nella loro vita, per passare qualche mese in quella città, il protagonista, ormai adulto, riannoda in maniera sistematica il filo dei ricordi, anche se “nessuna parola modifica il passato e nessuna è esatta se si pronuncia quanto ciò che nomina è passato e non presente.”
Il tentativo di portare alla luce la verità su quel misterioso soggiorno nella ville lumière è l’occasione per raccontare una crescita e un’emancipazione dall’amore materno, impresa più che ardua per tanti di noi.
Dal buio di una memoria che ha saputo conservare perfettamente non solo il ricordo dei fatti ma ancor di più quello delle emozioni che li hanno accompagnati emergeranno verità insospettabili e inattese rivelazioni.
Lo stile di Giralt Torrente è complesso, a tratti volutamente involuto, come involuti sono i percorsi dell’anima, nonostante ciò il libro, che è una sorta di noir dello spirito alla ricerca di chi ha ucciso l’innocenza, si legge tutto d’un fiato.
Il percorso rievocativo del rapporto con la madre, figura principe, è di straordinaria efficacia, per la capacità di raccontare l’impronta che gli eventi della vita, seppur apparentemente banali, lasciano nella memoria.
E proprio il racconto del legame materno, vero nodo da sciogliere per diventare adulti, attraverso il riaffiorare dei ricordi, mi ha fatto tornare alla mente il bellissimo romanzo di Erri De Luca Non ora, non qui. Se non lo avete ancora fatto, leggetelo, magari prima di Parigi.
Con la madre a Parigi nel silenzio della notte
Con la madre a Parigi nel silenzio della notte
Angela Bianchini
L’opera prima dello scrittore spagnolo Marcos Giralt Torrente: la capitale francese banco di prova di un rapporto misterioso, fra gelosie, tradimenti morali e sentimentali, penose infermità.
Marcos Giralt Torrente, spagnolo, autore del romanzo Parigi, è giovane. Ce lo dicono la felice fulmineità del titolo, lo stile chiuso, serrato e compatto, lo sfondo appena datato, astorico e apolitico della vicenda da lui narrata. In effetti, Torrente è nato a Madrid nel 1968, è nipote del grande scritore Gonzalo Torrente Ballester, scomparso nel 1999 e, a trent’anni, ha ricevuto il prestigioso premio Heralde proprio per questa sua prima opera. Un romanzo interessante che riesce a incuriosire il lettore, inducendolo a scavare sotto l’apparente monotonia e iterazione di fatti minimi, quasi inesistenti.
L’incipit sembra indicare come tutta la storia vertasul rapporto tra un uomo, ormai maturo e la madre gravemente malata, e forse non più in grado di rispondere o di capire. “È durante il silenzio della notte, in quel tempo che precede il sonno, quando il più pauroso degli incubi ci assale e ci induce a cercare, spossati, il caldo miraggio di chi dorme accanto a noi, che il ricordo di mia madre si fa onnipresente e bussa alla mia coscienza come un vecchio intruso che suona alla porta per recuperare il posto da cui una volta era stato espulso”.
Il “caldo miraggio”, frase, in italiano, abbastanza misteriosa, riguarda la madre o riguarda l’io narrante? Non ci è dato capirlo, ma siamo indotti, dalle prime pagine, a immaginare un figlio unico, legato da grande amore alla madre, e quasi privo di un padre quasi sempre assente e di cui scopre, all’età di nove anni, la vera identità di truffatore