Robert Reich
Supercapitalismo
Come cambia l'economia globale e i rischi per la democrazia
Traduzione di Thomas Fazi
«Il libro è rivoluzionario: al centro del supercapitalismo c’è la concorrenza che uccide la democrazia».
dalla prefazione di Guido Rossi
Negli ultimi decenni l’economia mondiale ha avuto un nuovo comandamento: globalizzare. Produrre in ogni angolo della terra al minor costo possibile e utilizzare i vantaggi offerti dalla rete per estendere al massimo il proprio mercato. Ma questo modello di business si sta evolvendo in una forma ulteriore: il supercapitalismo. Ancora più potente, ancora più pervasivo di quanto non fosse già la globalizzazione.
Di conseguenza, i diritti garantiti dalla democrazia si stanno indebolendo progressivamente proprio a causa delle pressioni esercitate dal nuovo sistema economico. E il crescente dislivello fra reddito e potere d’acquisto, la precarietà lavorativa in aumento e gli effetti ad ampio raggio del surriscaldamento del pianeta sono le naturali conseguenze di tale processo.
«La scomoda verità», sostiene l’autore, «è che la maggior parte di noi ha due menti. Come consumatori e investitori puntiamo a fare grandi affari. Come cittadini disapproviamo le molte conseguenze sociali che ne derivano».
Reich – economista di stampo liberal e già segretario del Lavoro durante la presidenza di Clinton – propone in alternativa un capitalismo forte ed energico, ma che non pregiudichi l’esercizio dei diritti primari.
Per realizzarlo, tuttavia, dobbiamo rinunciare all’illusione che le corporation agiscano in base a principi di responsabilità sociale d’impresa e rifiutare quella doppia morale che ci fa desiderare beni a basso costo senza preoccuparci del prezzo da pagare per la collettività.
Più che una critica radicale al sistema, Supercapitalismo è soprattutto uno straordinario appello alla coscienza civile, perché in una vera democrazia soltanto i cittadini (e non le aziende) dovrebbero prendere parte ai processi decisionali del proprio paese.
Robert B. Reich, Segretario del Lavoro durante la presidenza di Clinton, attualmente insegna Politica pubblica all’Università di Berkeley (California). Inserito dal Wall Street Journal tra i dieci esperti di economia più influenti degli ultimi decenni, collabora con il «New York Times», «Washington Post», «Wall Street Journal» e «New Yorker». Fazi Editore ha già pubblicato L’infelicità del successo (2002, ed. tasc. 2004), Perché i liberal vinceranno ancora (2004)).
«Supercapitalismo è un impressionante ribaltamento delle credenze tradizionali».
«New York Times Book Review»
«Reich riconosce che il mercato globale ha offerto ai consumatori maggiore scelta e beni più economici. Ma ci avverte che questi vantaggi comportano un esorbitante prezzo da pagare».
«Newsweek»
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Reich B. Robert – Supercapitalismo
Dal punto di vista economico e sociale, la fase che stiamo vivendo oggi ha avuto inizio negli anni Settanta del Novecento. Le società occidentali avevano raggiunto allora una considerevole opulenza, varcando la soglia di quella che lo storico Eric Hobsbawm ha chiamato eta dell’oro. Ma questo risultato è coinciso con l’avvio di un progressivo degrado etico e culturale.
Come sempre, quando la morale scricchiola la capacità di discernimento viene meno, le azioni man mano si corrompono, e presto o tardi le conseguenze si fanno sentire in concreto. Nei corpi delle persone come negli organismi sociali. È una legge storico-fisiologica, direbbe Vico, cui non si può sfuggire.
Solidarietà, rispetto del lavoro e del merito individuale, cultura come conoscenza delle leggi fisiche del mondo (sapere scientifico) inseparabile da quella dei fondamenti comuni dell’esperienza umana (sapere umanistico), educazione civica come consapevolezza dei diritti e dei doveri di tutti i membri della collettività. Questi i valori basilari che si sono andati sgretolando sotto i colpi di un’ideologia del mercato divenuta criterio fine a sé stesso. La prima responsabile della rincorsa al basso dell’occidente, che precipita gli individui moderni verso la sollecitazione e l’appagamento di quegli istinti di avidità, egoismo, aggressività che ci allontanano dal nostro essere uomini per assimilarci al resto dell’universo animale. Gli antivalori scolpiti sulle tavole del dio mercato.
Dagli anni Settanta dello scorso secolo il capitalismo schizza nella bolla autodivorante della speculazione e della finanziarizzazione. L’onda monta dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, due economie che si aprono ai mercati concorrenziali dei paesi asiatici in crescita. Nasce così la globalizzazione.
Come spiega Robert B. Reich, ex segretario del Lavoro di Bill Clinton e uno dei consiglieri economici di Barack Obama, da allora prende forma una forbice, destinata a divaricarsi sempre di più. È la forbice che inizia a separare la figura del cittadino da quella del consumatore-investitore. A scapito del primo e a vantaggio del secondo.
Mentre i diritti sociali vengono gradualmente erosi, mentre la democrazia stessa si va deteriorando per l’azione di lobby finanziarie che tendono a colonizzare i partiti politici trasformandoli in portavoce dei loro interessi e non più di quelli dei cittadini, questi ultimi vengono blanditi con l’accesso a beni di consumo sempre più differenziati (e superflui). Un accesso reso più facile al consumatore-investitore proprio in virtù dell’abbattimento dei prezzi, che a sua volta è la causa dell’impoverimento sociale e politico del cittadino. E così il serpente si è morso la coda.
Giunti a questo punto, risalire la china non sarà facile. Aggiungiamo che il problema non investe solo la tenuta democratica ed economica delle nostre società, ma è pienamente mondializzato. L’assottigliarsi delle risorse energetiche, l’emergenza ambientale, la fame e la sete del mondo indicano che è il modello attuale di sviluppo capitalista, è il “supercapitalismo” alla radice a dover essere riformato.
Per prima cosa, la politica dovrebbe riprendersi in mano l’economia. Ma questa politica è incapace di farlo, perché è ridotta a braccio esecutivo delle corporations, delle multinazionali, delle società finanziarie, delle grandi banche e dei loro studi legali. Un punto che Reich non coglie in profondità, come osserva bene Guido Rossi nella prefazione al libro.
Quindi, è prima la società che deve cambiare la politica e rimetterla sotto il suo controllo. A parole forse non si rende l’idea. E lo stesso Reich non trae le necessarie conseguenze del suo discorso. Questo processo nella storia ha un solo nome e si chiama rivoluzione.
Robert B. Reich (1946), saggista e politico americano.
Professore di Politiche pubbliche alla Goldman School of Public Policy dell’Università di Berkeley, California.
Robert B. Reich, Supercapitalismo. Come cambia l’economia globale e i rischi per la democrazia, Fazi, Roma 2008.
Traduzione di Thomas Fazi. Prefazione di Guido Rossi
Prima edizione: Supercapitalism. The transformation of Business, Democracy, and Everyday Life, Alfred A. Knopf, New York 2007
Approfondimento in rete: Robert Reich blog / Robert Reich wiki / Robert Reich vs. George W. Bush (youtube)
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