Nafeez Mosaddeq Ahmed
Guerra alla verità
Tutte le menzogne delle versioni ufficiali dell11 settembre
Traduzione di Nazzareno Mataldi, Pietro Meneghelli, Matteo Sammartino, Francesca Valente e Piero Vereni
Uscito nel settembre 2002, Guerra alla libertà è stato in Italia un vero caso editoriale, per la ricchezza e il rigore della documentazione, che gli hanno valso il prestigioso Premio Napoli. Da allora, Ahmed non ha mai smesso di scrivere sull’argomento e in questo nuovo lavoro oltre ad approfondire le tesi principali di Guerra alla libertà, vi aggiunge elementi di straordinaria gravità. In particolare punta la propria attenzione sui lavori della commissione d’inchiesta sull’11 settembre del Congresso Usa, mostrando che si tratta di un colossale falso, e rivelando aspetti inquietanti come il fatto che anche il presidente della commissione, come Cheney e Bush, è in affari con la famiglia di Bin Laden. Tra le numerose notizie contenute, il libro di Ahmed rivela che vi sono indizi chiari del fatto che i servizi segreti statunitensi, francesi e britannici si siano infiltrati in Al-Qaeda molto prima dell’11 settembre e che conoscessero i loro piani con un dettaglio superiore di quanto abbiano ammesso ora; inoltre dalle informazioni diffuse sulla condotta di vita e sui comportamenti dei dirottatori nei giorni precedenti l’attacco, è del tutto improbabile che si trattasse di militanti islamici. Erano invece, molto più probabilmente, informatori o “doppi agenti”, e indizi specifici inducono a crederlo. Infine è possibile collegare l’attentato di Madrid dell’11 marzo 2004 con documenti trapelati dal Pentagono, posteriori all’11 settembre, che prevedono la “provocazione” di attentati in Europa per rafforzare il sostegno alla guerra al terrorismo. Con il consueto equilibrio, in Guerra alla verità, Ahmed rifugge dall'”urlare” al lettore tesi preconfezionate e gli fornisce gli elementi e gli strumenti per arrivare da solo alle proprie conclusioni.
– 04/09/2004
Nefeez e la sua guerra alle verità dell’Occidente
Dopo il best seller uscito nel settembre 2002, Guerra alla libertà, Ahmed non ha mai smesso di scrivere sull’argomento e in questo nuovo lavoro oltre ad approfondire le tesi principali di Guerra alla libertà, punta la propria attenzione sui lavori della commissione d’inchiesta sull’11 settembre del Congresso Usa, mostrando che si tratta di un colossale falso, e rivelando aspetti inquietanti come il fatto che anche il presidente della commissione, come Cheney e Bush, è in affari con la famiglia di Bin Laden.
Tra le numerose notizie contenute, il libro di Ahnred rivela che vi sono indizi chiari del fatto che i servizi segreti statunitensi, francesi e britannici si siano infiltrati in Al Qaeda molto prima dell’11 settembre e che conoscessero i loro piani con un dettaglio superiore di quanto abbiano ammesso ora.
Inoltre dalle informazioni diffuse sulla condotta di vita e sui comportamenti dei dirottatorinei giorni precedenti l’attacco, secondo Ahmed è del tutto improbabile che si trattasse di militanti islamici. Sarebbero stati invece, molto più probabilmente, informatori o “doppi agenti”.
Infine, afferma Ahmed, e possibile collegare l’attentato di Madrid dell’11 marzo 2004 con documenti trapelati dal Pentagono, posteriori all’ll settembre, che prevedono la “provocazione” di attentati in Europa per rafforzare il sostegno alla guerra al terrorismo.
– 03/10/2004
L’oscuro complotto dell’archivista
Un’intervista con Nafeez Mossadeq Ahmed. Autore di un libro «Guerra alla verità», il giornalista sostiene che l’amministrazione Bush ha «lasciato fare» ad al Qaeda l’attentato alle Twin Towers
«Quelle torri stanno per venire giù», confidò qualche mese prima dell’11 Settembre di tre anni fa, dopo una cena in un ristorante, un agente del governo pakistano all’agente dell’Fbi Randy Glass, impegnato come informatore in un’operazione antiterrorismo. E fu grande lo stupore di Glass quando scoprì che gli alti funzionari del governo statunitense a cui aveva prontamente trasmesso l’avviso dell’imminente attacco al Word Trade Center erano del tutto disinteressati a un’indagine a riguardo. «Invece – racconta – diedero ordine di addolcire le denunce», che vennero quindi sigillate. E’ con scrupolo da archivista che il giovane studioso inglese di origine bengalese Nafeez Mossadeq Ahmed raccoglie testimonianze come quella di Glass, o di altri agenti, informatori, giornalisti, assieme a documenti pubblici e rapporti ufficiale per cercare di «capire il fenomeno del terrorismo» e comprendere cosa sia realmente avvenuto negli Stati uniti l’11 settembre 2001. In sostanza, sostiene Nafeez, quel martedì nero lontano da essere il frutto di carenze nell’operato delle agenzie statunitense di intelligence, fu il risultato di una complicità nelle alte sfere politiche. «Un lasciar fare» voluto da un’amministrazione in crisi di legittimità ma decisa a cambiare la rotta degli eventi grazie a un attentato che avrebbe sconvolto il mondo. A dimostrarlo, 551 pagine-denuncia raccolte in Guerra alla verità. Tutte le menzogne dei governi occidentali e della commissione “indipendente” Usa sull’11 settembre e su al Qaeda» (Fazi editore, ? 22).
L’incontro con Nafeez è avvenuto a Roma durante il brevissimo soggiorno per lanciare il libro. «Non ho fatto altro – spiega – che collezionare documenti e testimonianze mostrando le contraddizioni in cui è più volte caduta l’amministrazione Bush e come l’intero lavoro della commissione d’inchiesta sull’11 settembre del Congresso Usa sia in realtà un colossale falso. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, visto che i suoi membri di spicco hanno legami documentati con gli stessi soggetti su cui sono stati incaricati di indagare. A partire dal presidente della commissione, Thomas H. Kean, in affari direttamente con la famiglia bin Laden».
Attraverso l’analisi dei documenti raccolti, lei sostiene che il governo americano non ha bloccato gli attentatori per evitare di portare avanti un’azione significativa contro al Qaeda, che avrebbe danneggiato i suoi interessi regionali. Non crede però che la teoria del complotto presenti troppi automatismi? E come d’altronde spiega questo comportamento con quanto affermano i neocons sulla volontà di portare la democrazia nel Medio oriente?
Ovviamente ci sono anche altri fattori. Come quello religioso o ideologico. E’ certamente vero che esistono pressioni di carattere fondamentalista anche all’interno del potere statunitense. Fondamentalisti cristiani e ebrei, nonostante vedano il futuro della terra santa in maniera completamente opposta, sono in tanti casi alleati e influenzano molto le scelte dell’amministrazione. Come si può però sostenere che i neoconservatori americani vogliono esportare la democrazia? Per farlo dovrebbero permettere libere elezioni, ad esempio. E non decidere per conto della popolazione quale premier l’Iraq debba avere. Tra l’altro Allawi è un uomo legato al vecchio regime baathista, nonché agli stessi servizi segreti statunitensi. Francamente parlare di democrazia in queste condizioni è assurdo.
Perché le informazioni che lei e altri avete raccolto sull’11 settembre restano letteratura di contorno e non riescono a dire qualcosa di circostanziato sui responsabili? In passato, diversi scandali sono alla fine diventati di dominio pubblico…
Lei crede che veramente conosciamo la realtà degli eventi del Watergate? Noam Chomsky ha ragione quando dice che ci hanno permesso di accedere solo ad alcune informazioni ma che gli eventi fondamentali non li conosceremo mai. E’ la stessa cosa oggi. Se c’è un governo che accetta di organizzare un’inchiesta, che presenta dei dati, la gente gli crede. Magari solo perché non sa da dove nasce, o chi ha condotto l’indagine. Tenga presente che uno scandalo non coinvolgerebbe solo l’attuale amministrazione. Anche Clinton aveva una politica di accondiscendenza verso le reti terroristiche. Prima dell’11 settembre ci sono stati altri attentati di cui poco si è detto. E’ una questione che riguarda l’intero sistema di potere.
In base a questo ragionamento, si potrebbe affermare che i membri delle reti terroriste sanno di restare impuniti. Non crede?
Di cosa dovrebbero avere paura? Ci sono sì elementi di carattere religioso, molti di loro sono accecati dal fondamentalismo. Un fondamentalismo che muove anche molti esponenti dell’attuale amministrazione statunitense. Entrambi non fanno piani sul lungo periodo, ma guardano ai loro interessi a breve. Per questo si hanno dichiarazioni diverse a distanza di pochi giorni. O all’interno degli stessi documenti. Come quando l’amministrazione sostiene di non aver mai saputo dell’esistenza di al Qaeda prima del 1999, salvo poi spiegare che già nel 1998 si pensava che alcuni attentati fossero riconducibili ad un’organizzazione di nome al Qaeda.
Lei conclude il suo libro auspicando l’organizzazione di un’inchiesta veramente indipendente. Crede che sia un’eventualità possibile?
No. Ma ciò non significa che non si possa provare. Ovviamente non si potrebbe mai trattare di un’inchiesta legale, ma forse singoli cittadini dotati di buona volontà…. E’ anche per questo motivo che ho messo insieme quei documenti.
Cosa pensa di ciò che sta avvenendo in Iraq?
Chi sono le persone che stanno combattendo in Iraq? Bush jr. sostiene che sono militanti di al Qaeda venuti anche da fuori. Ma esistono rapporti della Cia che sostengono che nessuno oggi riesce a oltrepassare il confine iracheno ed entrare nel paese in maniera illegale. Dove è la verità? Sono stato colpito io per primo dallo scoprire che al Qaeda è di fatto una rete terroristica statale, vale a dire finanziata da più governi per ragioni diverse, prima fra tutte la volontà di élite di venir risparmiate dai suoi attacchi. Nessuno può negare oggi che le atrocità dell’Iraq continuano a giustificare l’occupazione americana del paese. Non è corretto dire che tutti quelli che stanno combattendo in Iraq fanno parte di al Qaeda, né dire che si tratta di una guerriglia completamente interna. Ma non si può neanche escludere che qualcuno lasci queste persone agire quasi indisturbate. Io non ho risposte, ma senza dubbio si tratta di realtà che andrebbero investigate.
– 08/09/2004
11 settembre: mosaddeq ahmed, sugli attecchi solo megne
Roma, 8 set. – (Aki) – Mohammed Atta? Uno che beveva alcool, giocava d’azzardo e si dilettava nei locali di strip-tease, altro che estremista islamico. E perche’ i jet militari furono tenuti inattivi in pieno attacco, l’11 settembre? E ancora: perche’ Dick Cheney ordino’ poco dopo a tutti gli aerei, incluso quelli militare, di restare a terra? E che dire dei legami tra la famiglia Bush e quella dei Bin Laden, dei soldi giunti al temibile Osama attraverso i servizi pakistani, a loro volta finanziati dagli Usa? Sono solo alcuni degli interrogativi che un giovanissimo intellettuale britannico di origine bengalese-pakistana, Nafeez Mosaddeq Ahmed, 25 anni, apre nel secondo suo libro, ”Guerra alla verita’ – Tutte le menzogne dei governi occidentali e della Commissione ‘Indipendente’ Usa sull’11 settembre e su Al Qaeda”, edito in prima mondiale da Fazi Editore (Roma, costo 22 euro) e nelle librerie dal 10 settembre. ”Guerra alla Verità” esce in italiano prima ancora che in inglese, lingua madre di Ahmed, l’edizione Usa e’ prevista per il 2005. Un libro che vuole presentarsi come obiettivo, fondato su ampie citazioni di documenti ufficiali, del rapporto della Commissione d’inchiesta Usa, di prestigiosi organi di stampa.
”Non parto da una tesi precisa – spiega Ahmed a AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL – non sappiamo ancora che cosa sia accaduto realmente. Ad esempio ci hanno raccontato che Atta e gli altri piloti-kamikaze dell’11 settembre erano estremisti islamici, ma e’ piuttosto strano che uno che si prepara a morire per Allah il giorno prima violi ogni regola del Corano. Io cito un avvocato che ipotizza che siano doppi agenti, ma non prendo posizione, e’ possibile, ma sono possibili anche altri scenari”. Tuttavia, sostiene Ahmed, ”quello che si puo’ dire con certezza e’ che non vi e’ stata ancora un’autentica indagine indipendente. E che quello che e’ stato raccontato finora costituisce una gigantesca quanto vergognosa opera di inganno”. E aggiunge: ”basti dire che ogni singolo membro della cosiddetta Commissione d’inchiesta Usa aveva conflitti di interesse, essendo legato o direttamente al governo, ad agenzie governative, o ai militari. Come ci si puo’ aspettare che questo organismo d’inchiesta potesse indagare in modo obiettivo sulle stesse istituzioni da cui i suoi componenti dipendono?”.(segue)