Carl Aderhold
La strage degli imbecilli
Traduzione di Federica Angelini
«La strage degli imbecilli è un piacevole passatempo che ci costringe a riflettere sulla nostra vita: quanti imbecilli la infestano? Come fare a sfuggirli? Ci sono imbecilli tra le persone che amiamo? E non sarà che anche noi, talvolta o sempre, ci comportiamo da imbecilli?».
Natalia Aspesi – Elle
Chi non ha mai sognato di ammazzare il proprio vicino quando, preso dall’improvvisa urgenza di aggiustare la mensola in salotto, vi sveglia la domenica mattina martellando come un forsennato contro il muro? O di mandare all’altro mondo l’automobilista che vi insulta tagliandovi la strada senza pietà?
Certo, occorrerebbe una certa determinazione. Ma di determinazione il protagonista di questo irriverente, divertentissimo romanzo, non manca.
Supportato da una logica a suo modo inattaccabile, un uomo mite, ossequioso, gentile, inizia a uccidere portiere pettegole, automobilisti arroganti, esattori delle imposte, impiegati perdigiorno, mendicanti rancorosi, vecchi assillanti e poi, in un’escalation di “coerenza giustizialista”, la moglie, quattro capiufficio, l’amante, il fratello dell’amante e svariati lavoratori in divisa.
Nel frattempo, s’improvvisa guida turistica per anziani (e ne fa fuori un pullman intero), sceneggiatore di film porno ed editor per una casa editrice, La ribelle, di cui scala rapidamente i vertici. Fino a quando, dopo molto riflettere (e ammazzare), non arriva egli stesso ad assomigliare al perfetto imbecille: vittimista, logorroico, contagioso; che abusa del proprio potere, non dà scampo a niente e nessuno e, insieme a un esercito di suoi simili, regge le sorti del mondo.
Carl Aderhold è uno storico, ed è stato direttore editoriale presso le edizioni Larousse. Non ha mai ucciso nessuno, nemmeno un gatto. La strage degli imbecilli è il suo primo romanzo, e non è autobiografico.
«Una lettura liberatoria».
Massimiliano Parente
«La strage degli imbecilli è un libro esilarante, divertente, con pagine che riescono a far sorridere, grazie all’umorismo provocatorio, anche se si è di pessimo umore».
Paolo Grieco