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Boris Pahor
Qui è proibito parlare
Traduzione di Martina Clerici
Piazza Grande era vuota, smarrita, dominata da una lieve brezza che con abile astuzia riusciva a raggirare l’estate. Sui chiaroscuri della facciata del palazzo comunale le ombre si andavano addensando, le due statue di Mihec e Jakec impugnavano immobili il martello, pronte a lasciarlo cadere sulla campana di bronzo al momento opportuno…
Principale porto dell’impero austro-ungarico, Trieste aveva visto cobitare per secoli culturi diverse. Integrata nel Regno d’Italia alla fine della Grande Guerra, fu qui che, per la prima volta e anticipando scenari futuri di quello che sarebbe stato il fascismo non solo sul suolo italiano ma anche in Europa, fu messa in atto una campagna di pulizia etnica: tutto quello che era sloveno, lingua, cultura, gli stessi edifici, doveva sparire. E’ in questo clima, così cupo e oppressivo, che Ema, giovane slovena originaria del Carso, si aggira piena di rabbia in una luminosa estate degli anni Trenta. Alle spalle ha una storia familiare dolorosa, e ora, a Trieste, cerca un lavoro che le permetta di vivere in modo indipendente, ma le difficoltà che trova e il rancore per un mondo che sente ostile non fanno che accrescere in lei un senso di dolorosa esclusione. Sarà l’incontro con Danilo sul molo del porto a segnare la svolta della sua vita. Maturo e determinato, l’uomo guiderà i passi della ragazza nel difficile e pericoloso cammino della resistenza al fascismo e della difesa della cultura slovena, e su quello non meno tortuoso dell’amore. Abbandonandosi a una passione che si fa sempre più viva e legandosi a Danilo in un’intesa profondissima, Ema riuscirà finalmente a trovare la forza di prendere in mano la propria vita, di darsi senza remore alla lotta per il riscatto del popolo sloveno e di affrontarne con coraggio tutte le conseguenze.
Hanno detto di Necropoli:
«Necropoli, annoverato da decenni tra i capolavori della letteratura sullo sterminio, è un libro eccezionale».
Claudio Magris, Corriere della Sera
«Un testo che con la sua bellezza si situa a pieno titolo accanto ai capolavori di Primo Levi e Imre Kertész».
Paolo Rumiz, “Corriere della Sera”
«Necropoli è un romanzo straordinario e il nostro suggerimento è di leggerlo».
Fabio Fazio
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