Paula Fox
Il vestito della festa
Prefazione di Melania G. Mazzucco
Traduzione di Gioia Guerzoni
Finalmente tradotto in italiano Borrowed finery di Paula Fox, un’opera toccante e coinvolgente, che mette in scena senza filtri né sentimentalismi i primi anni della sua vita.
«Non sono mai appartenuta a nessuna famiglia che si possa definire tale: sono sempre stata completamente libera. Un vantaggio o una condanna», racconta in un’intervista Paula Fox, oggi ottantaquatrenne scrittrice americana di culto. Poco dopo la sua nascita nel 1923, Paula venne abbandonata dal padre, uno sceneggiatore di Hollywood con il debole per l’alcol, e dalla madre. Soccorsa dalla nonna, la bambina passa poi di mano in mano, e di città in città: da New York a Cuba, dal convitto di Montreal a una squallida stanza ammobiliata a San Francisco. Sopravvissuta al lato più oscuro di Hollywood, tra fugaci apparizioni di attori famosi – Buster Keaton, John Wayne, Harpo Marx – e i luccichii di un mondo in dissolvenza, cullata dalla gentilezza degli sconosciuti, educata alla vita da zio Eldwood, un severo pastore protestante, si sposerà a diciassette anni con un marinaio aspirante attore. Da quest’ultimo avrà una figlia che darà a sua volta in adozione. Il memoir si chiude con l’incontro, avvenuto a distanza di decenni, tra madre e figlia. Ne Il vestito della festa, il ritratto composto di un’infanzia alla deriva, Paula Fox ci regala l’indimenticabile testimonianza di quanto – quanto poco, in fondo – ha bisogno un bambino per sopravvivere.
«Paula Fox è innegabilmente grande… le sue frasi sono piccoli miracoli di compressione, come se ognuna fosse da sola un piccolo romanzo».
Jonathan Franzen
«Leggere Il vestito della festa è come ritrovare l’eredità perduta di un lontano parente: uno strano baule pieno di vestiti da sera, segreti preziosi e perle di luccicante saggezza».
«The New York Reviews of Books»
«Leggere Il vestito della festa è entrare dentro un diario vivente, pieno di scene cangianti che, appena ti avvicini, cominciano di colpo a muoversi».
«The Sunday Times»
«Invece di dire tutto, come imporrebbe il gusto imperante del racconto autobiografico, Paula Fox racconta solo l’essenziale e non indulge mai su niente».
«The New York Times Magazine»
«Dialoghi secchi, uno sguardo finissimo sui particolari più minuti, una grande scrittura: questa è Paula Fox».
Masolino d’Amico, «ttl – La Stampa»
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La mia vita é un romanzo e infatti ci ho scritto un libro