Shifra Horn
La più bella tra le donne
Traduzione di Massimo Bracchitta ed Elisa Carandina
La vita di Rosa non comincia sotto buoni auspici. Sono gli anni Quaranta, quelli del primo conflitto arabo-israeliano. Nata dopo la morte del padre, la guerra sarà la colonna sonora della sua infanzia e delle sue prime esperienze di vita. Soprannominata “la più bella delle donne di Gerusalemme” – espressione tratta da un versetto del biblico canto di Salomone – una profezia la induce a credere che avrà quattro mariti. Durante la sua vita tumultuosa, tra bellezza, superstizione e la forte presenza della madre Angela, i cui consigli continueranno a giungerle anche dall’oltretomba, Rosa sposerà prima lo zio Joseph, proprietario di un cinema, poi il ballerino Shraga, innamorato di lei dai tempi della scuola, e infine l’artista Shmuel. Avrà sette bambini e, intorno a sé, tutto un universo di personaggi affascinanti che la storia segue durante i cinquanta anni che vanno dalla nascita di Rosa fino alla morte del suo ultimo figlio, Angel. Sospeso tra realismo e fantasia, attenzione ai dettagli e atmosfere misteriose, La più bella tra le donne, secondo romanzo di Shifra Horn, è un capolavoro narrativo che conferma la scrittrice israeliana tra i più interessanti autori della letteratura ebraica contemporanea.
– 12/05/2008
Una panoramica sulla letteratura israeliana
Se per alcuni scrittori il terrorismo costituisce lo sfondo dei loro romanzi SHIFRA HORN non si accontenta delle morti anonime e nebbiose, degli echi lontani, quasi indistinti di un risuonare lugubre.
Questa straordinaria scrittrice nata a Tel Aviv da una madre sefardita e da un padre russo sopravissuto alla Shoah è nota in Italia per romanzi appartenenti al realismo magico (Quattro madri, La più bella tra le donne entrambi pubblicati da Fazi).
Il mondo matriarcale è una tematica ricorrente in entrambi i romanzi, e da esso emergono personaggi e volti femminili di straordinaria intensità.
Tuttavia è con il suo ultimo romanzo Inno alla gioia edito da Fazi che la scrittrice ci fa entrare prepotentemente nella tragedia della realtà israeliana.
Shifra ha scelto di scrivere Inno alla gioia dopo che uno shahid ha fatto saltare un autobus nel quartiere gerusalemitano, Gilo, un attentato in cui sono morte persone che conosceva.
Yael, la protagonista del romanzo, guida la sua vettura e gioca a fare cucù con un bimbo che la guarda dal fondo dell’autobus. All’improvviso un frastuono squarcia il cielo e la terra: Yael sopravvive miracolosamente ma attorno vede solo morte, strazio e distruzione.
Il trauma è così grave che si prende ogni centimetro disponibile del suo cervello e sarà solo grazie alla generosità di un’amica psicologa che Yael lentamente, dolorosamente ritornerà a vivere.
L’importante, questo è il messaggio di Shifra Horn, è non farsi intimorire, continuare ad andare al supermercato, al cinema e non rinunciare nonostante tutto alla propria libertà.
Alla domanda “E’ ottimista per Israele?” la sua risposta ricorda le parole di Grossman: “Devo essere ottimista, altrimenti non potrei vivere qui”.
Molto diverso è il suo ultimo libro, una prova narrativa davvero insolita. Gatti Una storia d’amore è una raccolta di spassosissimi racconti nei quali Shifra Horn con uno stile brillante e una prosa che regala esplosioni di comicità esilarante ci racconta del suo amore per i gatti, ricambiato dai suoi amici felini con mugolii di piacere e strusciamenti affettuosi.. Zizi, Sherora, Sheeshee sono i veri protagonisti del libro che con le loro imprevedibili avventure ci regalano momenti di puro divertimento.
– 24/02/2002
In barca con il passato
A letto con quattro mariti
– 01/12/2001
Le avventure di Donna Rosa
“Scrivo grazie ai racconti di mia nonna”
– 01/12/2001
La più bella tra le donne
Rosa nasce negli anni Quaranta, all’epoca del primo conflitto arabo-israeliano, e la guerra sarà la colonna sonora della sua infanzia e delle sue prime esperienze di vita. Da un versetto biblico le viene il soprannome di “più bella delle donne di Gerusalemme”, e da una strana profezia la convinzione che le è stata riservata, comunque, una vita avventurosa. Tre mariti, sette figli, e un invidiabile talento a considerare – e dunque a rendere – straordinario quasi tutto quello che le accade. Realismo e fantasia, grande cura dei dettagli e delle atmosfere misteriose: decisamente riservato alle donne.
– 01/07/2002
LA PIU’ BELLA TRA LE DONNE
La donna più bella di Gerusalemme si chiama Rosa: quando le muore un marito, lui resta a farle compagnia in spirito, irretito dal suo fascino. Un romanzo pieno di profumi, sapori e incantesimi.
– 29/11/2001
La più bella tra le donne
QUANDO ROSA ERA NATA, SUO PADRE ERA STATO ASSASSINATO UNA SETTIMANA prima, da una fanatico arabo.
Rosa era cresciuta con la mamma e lo zio Yosef. Era stata la bambina più bella di Gerusalemme, con quei boccoli d’oro e gli occhi azzurri.
Si era sposata a quattordici anni con lo zio, perché lui l’aveva messa incinta, e avevano avuto sette figli in quindici anni di matrimonio. Lei era felice, appagata, avrebbe voluto che i bambini non crescessero mai.
Ma erano diventati grandi e Rosa era già nonna quando aveva avuto un’altra bambina, Malak. Da quel momento tutto era cambiato: Malak, come per realizzare quel suo vecchio desiderio, sarebbe sempre rimasta come una bimba di due anni; Yosef si era allontanato da lei per morire poi di demenza senile, e quella che era stata la donna più bella di Gerusalemme era diventata la donna più grassa d’Israele.
Lei era felice lo stesso, perché grasso è bello, è come essere tante donne insieme. Si sposa una seconda volta, con l’uomo che era stato il suo primo amore da bambina, e ne causa la morte schiacciandolo con il suo peso.
Il terzo marito è un pittore e Rosa diventa l’unico soggetto dei suoi quadri. Morirà pazzo, perché Rosa non riesce a tirarlo fuori dagli incubi dei ricordi, impressi a fuoco dentro di lui come i numeri azzurri del campo di concentramento sul suo braccio.
In questo secondo libro della scrittrice israeliana Shifra Horn, l’anno scorso è stato pubblicato “Quattro madri”, ritroviamo lo stile del realismo magico, questa sua capacità di raccontare rendendo tutto perfettamente credibile, ma aggiungendo qualcosa in più che non tutti sono capaci di vedere, un poco come trovarsi davanti ad un quadro di Chagall.
E però, in questo romanzo, c’è una maturazione nello stile della Horn. E’ come se, mentre si addensano le ombre nella vita di Rosa, fino al dramma della morte della bimba, la realtà apparisse ormai in bianco e nero, senza il luccichio della polvere di stelle che la illuminava.
La bimba che aveva un nome che vuol dire “angelo” ha solo due piccole gobbe e non due ali sulle spalle: pensava di volare ed è caduta dalla finestra, per afferrare i fiocchi di neve. E’ per questo forse che Rosa scompare. Non c’è posto per lei in questa realtà.
Forse ha seguito la quarta farfalla del gioco che faceva da bambina, quella che significava un quarto marito. Chissà.