Anaïs Nin

La seduzione del Minotauro

COD: 9b8619251a19 Categorie: , Tag:

Collana:
Numero collana:
57
Pagine:
156
Codice ISBN:
9788881121434
Prezzo cartaceo:
€ 12,00
Codice ISBN ePub:
9788864119007
Prezzo eBook:
€ 4.99
Data pubblicazione:
01-06-2000

A cura di Martina Rinaldi

In questo romanzo, finora inedito in Italia, la Nin dà nuovamente voce ai più profondi e intimi sentimenti femminili. E questa volta la protagonista è una donna in bilico fra l’oblio e la consapevolezza, alla disperata ricerca di un più profondo equilibrio. Lillian è una donna in fuga, apparentemente da un passato turbolento, ma in realtà da se stessa. Nella città messicana di Golconda, dove lavora come pianista jazz in un nightclub, tenta di dimenticare e di costruirsi una nuova vita, lontano dal suo paese, da suo marito, dai suoi figli e dai suoi amanti. Ma arriva presto a capire che questo è in realtà un viaggio tutto interiore, in cui il passato che aveva cercato di dimenticare torna prepotentemente a galla e chiede di essere ascoltato, guardato e capito. «E così lei cambiò e mutò, e la luce e il carezzevole calore la trasformarono in una stola di seta».

«L’unica opera narrativa della Nin che si sia giustamente conquistata un posto di rilievo anche internazionale».
Claudio Gorlier, «La Stampa»

LA SEDUZIONE DEL MINOTAURO – RECENSIONI

 

Olimpia Gargano, IL GAZZETTINO

 

Con Anais Nin nelle “Seduzioni del Minotauro”

 

Agosto, tempo di partenze: c’è chi preferisce mete esotiche, avventurose, chi punta sulle città d’arte o sull’abituale, rassicurante località di villeggiatura estiva. Alcuni viaggi possono essere molto più impegnativi di altri, soprattutto quando nei luoghi visitati si materializza il bagaglio interiore del viaggiatore, il suo mondo di esperienze e sentimenti. É quanto succede a una viaggiatrice d’eccezione, Anais Nin, scrittrice fra le più inquiete e innovative del Novecento, nell’esperienza descritta in “Seduzione del Minotauro” (Fazi, lire 24.000), un romanzo finora inedito in Italia. Il nome di Anais Nin (Parigi 1903 – Los Angeles 1977) evoca immediatamente perturbanti vicende amorose: celebre fra tutte quella che la legò a Henry Miller, lo scrittore fra i caposcuola della beat generation. Fra le altre esperienze che segnarono la vita della scrittrice, l’incontro con il famoso psicoanalista Otto Rank, di cui fu prima paziente e poi allieva in un intenso rapporto intellettuale ed emotivo. Ed è proprio la psicoanalisi a tracciare il percorso del viaggio compiuto in “Seduzione del Minotauro”, che ha come meta una città del Messico del sud cui l’autrice assegna l’appellativo immaginario di Golconda, forse ispirandosi al nome dell’antica città dell’India di cui ancora oggi restano ragguardevoli testimonianze archeologiche. “noi non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo”; sulla scorta di questa frase del Talmud, Lillian, la protagonista, percepisce nel suo viaggio aspetti che vanno ben oltre la realtà patinata proposta dai depliant pubblicitari. Il Messico da lei visitato è si quello della tradizione turistica, dai colori violenti, dalle notti morbide e vellutate fra profumi inebrianti di una natura sensuale, ma la sua bellezza è un velo da oltrepassare per cogliere la vera essenza di una terra tanto rigogliosa quanto spietata con le creature umane. All’epoca della stesura del romanzo, edito nel 1958, Anais Nin aveva conquistato una pienezza espressiva, una prosa tornita ma mai ridondante. Probabilmente favorita dalle caratteristiche stesse della natura descritta, la scrittura di questo romanzo è una scrittura visiva, rilucente di ori, colori crudi di pitture maya, cieli infuocati che si specchiano su mari di turchese, squarci di colore che trafiggono come lame. Una ricchezza espressiva che non sconfitta nel virtuosismo grazie all’incessante, implacabile analisi cui la protagonista sottopone se stessa e gli altri. Lillian si sente “archeologa dell’anima”; il suo è un viaggio di ricerca, di esplorazione delle realtà più misteriose e insondabili; quelle della propria interiorità. A percorso ultimato, Lillian arriverà faccia a faccia col Minotauro, per scoprire che non si tratta di un mostro ma della parte nascosta di se stessa, della sua vera identità di donna, moglie, amante.

 

Claudio Gorlier, LA STAMPA

 

Quando Anais Nin si perse nel labirinto del Minotauro

 

Nata in Francia nel 1903, morta a Los Angeles nel 1977, figlia di un musicista spagnolo e di una cantante franco-canadese, Anais Nin si trasferì a undici anni negli Stati Uniti, recatavi dalla madre divorziata. Poco più che ventenne, dopo un effimero matrimonio, tornò a Parigi, dove rimase fino all’inizio della seconda Guerra Mondiale, e divenne una figura di spicco negli ambienti letterari. amica del critico Edmund Wilson e di Antonin Artaud, paziente e poi allieva del grande psicanalista Otto Rank, esercitò essa stessa la psicoanalisi; fu a lungo amante e confidente di Henry Miller. la sua fama viene solitamente associata ai poderosi sei volumi di diari, usciti tra il ‘66 e il ‘76, divenuti ormai un classico,anche per il loro erotismo. Questo breve romanzo, “La seduzione del Minotauro”, apparso originariamente nel ‘61, è l’unica opera narrativa della Nin che si sia giustamente conquistata un posto di rilievo anche internazionale. Finemente tradotto e presentato da Martina Rinaldi, si incentra sulla figura di una giovane donna, Lillian, pianista jazz, che ritorna nel Messico del suo passato per suonare in un night, e si immerge nell’ambiente della città immaginaria di Golconda (il suo nome è ricavato in realtà da una città dell’India, dove nel vecchio forte si conserva il mitico brillante “koh-hi-noor). nessuna concessione all’esotismo: se Golconda è ricca di feste e di canti, essa possiede una dimensione tragica, con un forte senso di porte. Lillian incontra individui investiti di valenze simboliche: l’altruista dottor Hernandez, che paga con la vita la sua generosità, il torero Miguelito, lo psicologo Edward, forse un eco di Rank. di fatto, l’itinerario interiore di Lillian, il suo dichiarato labirinto, si sviluppa come un prolungato sogno, nel quale l’esperienza psicoanalitica della Nin sostiene una parte cruciale. Il labirinto equivale a una complessa e tormentosa ricerca di sé, e la prosa del romanzo, con i suoi stacchi e i suoi cambi di ritmo (la prima parte è dichiaratamente jazzistica) segna il graduale procedere nel suo interno simbolico, onirico, reale. Chi è il Minotauro? Lo scopriamo gradualmente, e se in genere esso adombra l’archetipo maschile, non riesce difficile comprendere che potrebbe identificarsi in particolare nel marito di Lillian, Larry. Lillian vuole che Larry rappresenti “l’amore fisso e immutabile”, laddove essa deve cambiare e muoversi per entrambi. al termine del romanzo, Lillian ritorna a casa con Larry e i figli, e durante il viaggio comincia a comprendere che il labirinto è in realtà uno secchio che la riflette, e che forse il Minotauro non è davvero un Mostro. la fine del percorso del labirinto porterà una nuova libertà, un ritrovamento di se stessa e dell’altro? la domanda equivale a una vertiginosa scommessa, che è quella di tutto il romanzo, sospeso come l’estasi della droga, l’LSD che la Nin stessa sperimentò, simbolo a sua volta di un’epoca, filtro magico e illusione liberatrice.

La seduzione del Minotauro - RASSEGNA STAMPA

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