Anaïs Nin

Le quattro stanze del cuore

COD: 02522a2b2726 Categoria: Tag:

Collana:
Numero collana:
49
Pagine:
120
Codice ISBN:
9788881121151
Prezzo cartaceo:
€ 12,00
Codice ISBN ePub:
9788864119212
Prezzo eBook:
€ 5.99
Data pubblicazione:
01-06-1999

Traduzione di Martina Rinaldi

Un barcone sulla Senna. Un amore assoluto e profondo. Djuna, all’incessante ricerca di sé, e Rango, istintivo e selvaggio chitarrista, vivono l’incanto di una passione senza freni e fuori dal tempo, sempre in bilico tra la realtà e il sogno. Ma una presenza dal passato minaccia improvvisamente la felicità dei due, si insinua morbosa tra gli amanti e mina, giorno dopo giorno, il loro amore. Un gioco sottile e perverso dà allora vita a un triangolo soffocante, una prigione alla quale solo la forza e la profondità del sentimento permettono di sfuggire. In questo romanzo sensuale e affascinante, finora inedito in Italia, Anaïs Nin accompagna il lettore in un lungo percorso nei caotici labirinti del proprio io diviso nelle quattro stanze del cuore, gli amori finiti e quelli che sopravviveranno alle paure, in una ricerca della felicità che va oltre la passione e le mille contraddizioni della realtà.

«Perché l’amore riempie alcune persone, espande il loro essere al di là di ogni legge; non esiste tempo né luogo per i rimpianti, le esitazioni, le viltà».

«Fino ad oggi inedito in Italia, Le quattro stanze del cuore è un racconto che descrive con molto realismo un singolare ménage a trois, che giocò un ruolo determinante nella vita della scritrice e che finora non è stato sempre adeguatamente valutato dai biografi».
Mirella Serri, «La Stampa»

LE QUATTRO STANZE DEL CUORE – RECENSIONI

 

REPUBBLICA DEL LUNEDÌ
– 08/02/1999

Anaïs Nin

Le quattro stanze del cuore

 

Djuna e Rango vivono più che un amore una passione intensa, senza limiti, assolo e profonda. Ma la presenza d’un passato inquina la situazione. Insinuandosi giorno dopo giorno minaccia l’amore dei due e tutto diventa un gioco a tre. In questo romanzo inedito per l’Italia, Anaïs Nin racconta che cosa accade con gli amori finiti e quelli che sopravvivono alle paure e alla disperata ricerca della felicità.

 

Passioni assolute

Le quattro stanze del cuore

 

Dopo ‘Collages’, ‘Scale di fuoco’ e la raccolta di saggi ‘Mistica del sesso’, Fazi pubblica un altro inedito di Anaïs Nin (Parigi 1903 – Los Angeles 1977). Nota per le sue tempestose relazioni erotico – intellettuali (in particolare quella con Henry Miller), qui la scrittrice mette in scena la storia di una passionella lacerante. Sullo sfondo di una Parigi bohèmienne, i protagonisti Rango e Djuna sono fotografati nella loro spasmodica ricerca della felicità.

 

Mirella Serri, LA STAMPA

Anaïs Nin e il romanzo vissuto di una straordinaria esperienza erotica

L’amore? Meglio farlo a tre

Un macho poderoso, l’amante e la moglie spettrale

“Faccia attenzione”, aveva cercato di metterla in guardia un amico benpensante, il fotografo Emili Savitry. “E’ l’uomo che tende agli eccessi, che ama l’alcol, le donne, la rivoluzione”. Ma l’avvertimento di tenersi alla larga da quella testa calda del musicista peruviano non aveva funzionato: Anaïs Nin era stata irretita dal fascino della pelle scura, dai folti capelli neri striati da ciocche bianche. Il giovanotto di nome Gonzalo More non passava inosservato a Montparnasse, nei locali notturni dove suonava la chitarra e ammaliava, con il suo fisico da gitano, signore e signorine in cerca di emozioni. L’autrice de “Il delta di Venere” aveva incontrato Gonzalo nella primavera del ’36. E il nerboruto chitarrista aveva sedotto Anaïs proprio per i suoi eccessi, per le sue idee sovversive, per la sua stessa “mitomania” annoiata dalla passività del marito, il banchiere Hugh Guiller, che pagava i conti e accettava le scappatelle della narratrice dagli occhi verdi e dalla silhouette da ballerina, stanca del “triangolo” erotio intrecciato con la coppia June e Henry Miller (“June è la mia avventura, Heny il mio amore”), satolla del rapporto con lo psicoanalista Otto Rank, delusa dall’incapacità di Antonin Artaud (che a letto aveva fatto cilecca attribuendone la responsabilità all’oppio), la Nin era in cerca di una nuova ubriacatura erotica. E nel focoso Gonzalo (“Geloso come un Otello”) individuò una fonte di emozioni al diapason: “Henry cinese, indifferente a tutto, straordinariamente ironico e tollerante. Gonzalo, fanatico, fatalista, orientale…”, annotava sulle pagine del suo celebre diario. Proprio alla sua complicata relazione con il sensuale latino-americano si ispira il romanzo, fino ad oggi inedito in Italia, “Le quattro stanze del cuore”, che uscirà a giorni da Fazi editore. Un racconto che descrive con molto realismo un singolare ménage à trois, che giocò un ruolo determinante nella vita della scrittrice e che finora non è stato sempre adeguatamente valutato dai biografi. La storia, scritta negli Anni Cinquanta, quando la Nin aveva quarantasette anni, racconta con grande realismo le performances amorose tra Rango, musicista marxista originario del Guatemala, Djuna (nome scelto per la protagonista del romanzo in omaggio a Djuna Barnes, scrittrice amata e riverita che però snobberà la Nin tutta la vita) e la consorte di Rango, Zora (nella realtà la danzatrice Helba Huara). L’autrice de “La casa dell’incesto”, per nulla scalfita dai tormenti e delle estasi che le aveva procurato il rapporto con i Miller, si fa coinvolgere in una turbolenta avventura erotica a tre, e sempre per amore, scopre l’interesse per la politica. Grazie all’influenza di Gonzalo, militante comunista, la scrittrice viene travolta da una ventata di entusiasmo rivoluzionario e allo scoppio della guerra di Spagna abbraccia la causa repubblicana. Abbandonate le mantiglie e i braccialetti di perle, indossa sobri tailleur grigi e accompagna l’amico barricadero in riunioni politiche e comizi. Accetta di battere a macchina volantini di propaganda mentre carichi di entusiasmi e di attese sono gli incontri con André Malraux e Pablo Neruda. Nella realtà, sarà proprio Anaïs che, quando Gonzalo sarà accusato dai compagni di partito di essere una spia fascista, con la sua testimonianza riuscirà a tirarlo fuori dai pasticci. Non pago di tanta dedizione, ancora con perfetta corrispondenza tra la vita e il romanzo, Gonzalo-Rango, che apprezza molto il vino rosso e il dolce far niente decide di presentare alla Nin la moglie, donna-insetto che danzava ricoperta di gioielli aztechi, magrissima, spettrale e ipocondriaca. La Nin nel racconto scava a fondo nel triangolo di cui, singolarmente, vittima non è la moglie tradita ma l’amante ridotta a infermiera della ricattatrice e lamentosa consorte. Gonzalo seguirà in America la scrittrice, coaudiovandola nell’iniziativa di organizzare una propria casa editrice. Ma i più maliziosi, nel giro degli intellettuali newyorkesi, osservano che la virtù di Gonzalo consisteva nella sua poderosa anatomia. Il chitarrista, però, sulla pagina della Nin, non esibisce come arma di seduzione sol gli attributi virili ma anche e soprattutto un ostinato caratterino: sia come protagonista del libro “Le quattro stanze” sia come personaggio di racconti a luci rosse, come Hilda e Rango, appare come un vero macho dominatore. La sua prerogativa? Quella di aver saputo sottomettere alle sue voglie e ai suoi appetiti una fanciulla, che voleva affrettare i tempi e si mostrava troppo audace e impaziente: “Il corpo dell’uomo profumava di legno prezioso, i suoi capelli di sandalo e cedro… lui era ciecamente determinato a piegarla. Quella notte lui la prese, al lume di candela. Era come un demone accovacciato su di lei, con i capelli scompigliati, con gli occhi neri come il carbone che bruciavano nei suoi, con il pene forte che martellava dentro, dentro la donna, da cui aveva preteso innanzitutto la sottomissione al suo desiderio”.

 

Enrica Simonetti, LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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Gli uomini, le donne e le loro tempeste interiori: un romanzo della irrequieta scrittrice francese, finora inedito in Italia

Se fosse nata pittrice, Anaïs Nin – scrittrice francese originale e irrequieta – non avrebbe mai dipinto paesaggi. A lei interessano le persone: gli uomini, le donne e le loro tempeste interiori. Ogni suo libro porta il marchio della modernità. Ogni volta, scorrendo le pagine e attraversando la sua scrittura densa, originale e a tratti spregiudicata, ci sorprendiamo a pensare a questa ormai celebre autrice: una donna nata ai primi del Novecento (è morta a Los Angeles nel 1977) e vissuta in un’epoca troppo remota per il suo pensiero, per il suo stile. Esce adesso un suo romanzo finora inedito in Italia., Le quattro stanze del cuore, nel quale le passioni dei tre protagonisti – un uomo e due donne – sono affrescate con la precisione di un disegno. L’uomo è Rango, un bohèmien dal corpo sensuale e dalla passionalità sfrenata. Le due donne sono una moglie malata e infelice, Zora; e un’amante piena di vita e di amore, Djuna. Il triangolo è sospeso tra sogno e realtà: naviga su un barcone che giace sulla Senna, ma attraversa tutte gli scompartimenti del cuore. Col risultato di mettere a nudo ogni sentimento. Pigrizia, gelosia, confusione, passionalità. Tutto trova spazio nella descrizione a 360 gradi dei mille elementi che affiancano l’amore. Rango è la vita che si lascia vivere, è il nomade che rinvia tutto al giorno dopo, che soffre senza saperlo, che ama e tradisce senza credere di tradire. La sera, per lui, è il momento – scrive la Nin – in cui “Rango ha distrutto l’ordine della città perché la città ha distrutto il suo corpo e il giorno giace come un cimitero di negazioni”. Il suono della chitarra, l’ira e la sensualità riposano nelle stanze del suo cuore. La tempesta nasce perché Rango è legato a due donne: quella malata potrebbe essere una qualunque donna in crisi depressiva da fine millennio. La donna sana è quella che sa apprezzare le qualità del Rango-amante, quella che capisce le sue debolezze, il suo infantile desiderio di “regnare” tranquillo come un bambino. Rango cercherà di avvicinare queste due donne diverse, ma unite dall’amore per lui: la tempesta che ne nasce è quella che contrappone sesso, solidarietà, affetto, odio, invidia, paura. Tutti sentimenti che riposano tra i meandri del nostro cuore. Tutte pulsioni che prendono forza e forma dall’unico motore del mondo. Quello che va batte nel nostro petto. Anaïs Nin, che in vita amò spregiudicatamente e intellettualmente Henry Miller, emerge come una donna matura. Capace di ordinare i sentimenti senza per questo doverli catalogare. Non è difficile riconoscerla nella figura dell’amante, Djuna, dolce ma naturalmente portata a ragionare con la forza del cuore. Non c’è morbosità tra le pagine del romanzo. Convivono invece molte riflessioni personali – a tratti anche ironiche – sulle pulsioni che le donne sanno vivere quando amano. Quelle paure che si frappongono alla felicità sensuale, quel logorio segreto vissuto nel silenzio. ”Il cuore è un organo… con quattro stanze. Un muro separa le stanze di sinistra da quelle sulla destra e fra loro non è possibile alcuna comunicazione…”. Le persone, i volti, albergano in camere diverse. E per ognuna non ci dovrebbero essere passaggi comunicanti. La rovina del rapporto d’amore tra i protagonisti è l’aver tentato di mettere in comunicazione le stanze. L’amore non dovrebbe lasciare spazio alla pietà, al quieto vivere. Sembra questo il messaggio dell’autrice resa famosa dai racconti de Il delta di Venere, la cui capacità di descrivere emozioni e follie raggiunge in questo romanzo la punta piú alta. Il sogno di amore e di morte che conclude la storia lascia con il fiato sospeso: si può andare alla deriva per amore? No, perché il barcone degli amanti, nella trama del romanzo, finisce per non perdersi. E, quando tutto sembra apparentemente perduto, le vite dei protagonisti quasi a sorpresa continuano. Come le nostre vite, sospese tra le pagine di un libro che divora sentimenti d’amore e le reali camere del nostro cuore.

Le quattro stanze del cuore - RASSEGNA STAMPA

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