Hugo Hamilton
L’ultimo sparo
Traduzione di Isabella Zani
«Tornare a casa non era così semplice: non era così semplice metter fine a una guerra. Le guerre finiscono solo dopo che è partito l’ultimo sparo, e chissà dov’è partito l’ultimo sparo della seconda guerra mondiale».
Sono gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, Bertha Sommer e l’ufficiale Frank Kern sono di stanza con la Wehrmacht a Laun, un paesino della Cecoslovacchia occupata. Prima dell’inevitabile fine, i due fuggono in bicicletta, mischiandosi alle migliaia di rifugiati che tornano a casa. In quel surreale limbo spazio-temporale che è l’Europa tra il “cessate il fuoco” e la fine reale delle violenze, con i russi alle spalle e l’ignoto davanti a loro, Bertha e Franz iniziano il loro lungo viaggio verso casa. Mentre i due affrontano ogni sorta di peripezie – tra rifugiati pieni di rancore nei confronti dei tedeschi e temporali devastanti – tra i due il sentimento si fa sempre più forte, fino a scoppiare in un amore travolgente.
Quarant’anni dopo, alla fine degli anni Ottanta, un americano del Vermont alla ricerca del luogo dove è stato sparato l’ultimo colpo del conflitto, svelerà l’epilogo drammatico della loro storia, più vicina a lui di quanto non creda.
Ne L’ultimo sparo passato e presente si incontrano in una narrazione struggente di amore e di perdita.
«Era dai tempi di Joyce che non sentivamo una voce come questa».
Marilia Piccone, «Stilos»
«Questo libro ha un finale splendido e inaspettato, che lascia il lettore con la rara sensazione di volere di più».
«The Guardian»
«Hugo Hamilton è il più grande scrittore irlandese di cui non avete ancora sentito parlare».
Joseph O’Connor
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La ricerca storica anzi personale
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Emozioni à gogo
– 27/05/2006
La guerra che non vuol finire
Che cosa succede quando la guerra finisce e la pace non è ancora cominciata? Hugo Hamilton lo racconta in L’ultimo sparo , romanzo attraversato da un senso di minaccia ma anche di libertà, che il narratore dosa sapientemente.
La narrazione è tesa e vibrante, proprio perché imprigionata tra questi estremi, con lo scrittore che segue il destino dell’ufficiale tedesco Franz Kern nella Cecoslovacchia occupata alla fine della seconda guerra mondiale e della sua segretaria Berta Sommer, che fuggono in bicicletta mischiandosi alle migliaia di rifugiati che tornano a casa.
Nato a Dublino – ma i ragazzini per strada lo chiamavano nazista – Hugo Hamilton, classe ’53, figlio di una madre tedesca amante della Gran Bretagna e di un padre irlandese che parlava solo in gaelico e ripudiava ogni contatto con l’inglese, aveva narrato di sé in Il cane che abbaiava alle onde sempre Fazi. In questo nuovo romanzo la storia ambientata nel ’45 si alterna a un altro “dopoguerra”: quello vissuto da un americano del Vermont che è in Germania nel bel mezzo della riunificazione tedesca e inizia un viaggio alla ricerca del suo passato.
L’ultimo sparo allude all’ultimo colpo esploso durante il secondo conflitto mondiale, ma arriva alla caduta del muro. Che legame vede tra il 1945 e il 1989?
Sono i due momenti chiave del secolo. Dopo la seconda guerra mondiale in realtà è stato come se la storia fosse stata ibernata, fino alla caduta del muro di Berlino.
Due storie d’amore struggenti in due “dopoguerra” differenti. Con l’americano che deve ritrovare, oggi, il fil rouge della vicenda. L’amore è collegato con la storia?
Nel mio racconto il protagonista ritrova se stesso investigando nella sua propria vicenda personale. Si va alla ricerca del proprio passato per un senso di responsabilità ma anche di fascinazione, di attrazione. Anche se alla fine si tratta di una ricerca elusiva, il passato è sempre lì, come se non fosse trascorso del tempo dalla fine della guerra.
Le lingue rappresentano nella sua vita tanti luoghi dell’anima: lingua-casa, lingua-sogno, lingua-persecuzione. Qual è oggi l’eredità di questa condizione?
Da piccolo pensavo fosse una fortuna parlare tre lingue: inglese, tedesco, irlandese. Crescendo ho cambiato idea. Ho scritto tutti i miei libri in un linguaggio allora per me proibito, l’inglese, ma ci sono cose che puoi dire solo in tedesco o in irlandese. Quando cambio linguaggio io sento immediatamente che appartengo a un paese diverso.
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Passione rovente nell’Europa libera dalle fiamme
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Il romanzo dell’estate
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Consigliati e sconsigliati da Giuseppe Scaraffia
– 01/06/2006
L’ultimo sparo
Dove è risuonato l’ultimo sparo europeo della Seconda guerra mondiale? In quale angolo di una Germania in rotta, dove tutti scappano, si nascondono, si vendicano? Per rispondere a questa domanda un americano fa le sue ricerche nella Germania rinata dalla caduta del muro di Berlino. Ritroverà una donna amata tanto tempo prima, e forse un padre. Mentre sullo sfondo, in un flashback parallelo di fine guerra, due tedeschi – un soldato per caso e una segretaria che non è mai uscita di casa da sola se non per andare a messa – scappano in bicicletta dalla Cecoslovacchia in rovina e sognano di essere innamorati e di poter ricominciare in America. Un romanzo struggente.
– 22/06/2006
L’ultimo sparo
Perché tocca la fortuna di sopravvivere a una guerra? Forse è per sapere cos’è successo alla donna amata dal giorno in cui è salita sul camion degli americani. Il giorno in cui lui ha sbagliato tutto.
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Una questione privata nella Grande Storia
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Triangolazioni pericolose