Colm Tóibín
Storia della notte
Traduzione di Laura Pelaschiar
Le strade sono vuote di notte e la gente non nota niente perché tutti si sono abituati a non vedere. Siamo in Argentina all’epoca dei generali. Richard Garay vive da solo con sua madre nascondendo a lei e al resto del mondo la propria omosessualità. Torturato da un lavoro che disprezza è in cerca di occasioni sia sessuali che professionali. La guerra delle Falklands gli dà l’opportunità di mettere definitivamente da parte la “britannicità” che ha ereditato da sua madre e l’arrivo di alcuni diplomatici americani gli offre nuove speranze nella prospettiva di realizzare le sue aspirazioni. L’Argentina sta cambiando e con l’avvento della privatizzazione e di una fragile democrazia il paese si riconcilia lentamente con il mondo esterno uscendo dalla dittatura. Richard comincia una relazione amorosa e racconta la sua storia drammatica e picaresca mescolando senso di colpa e timorosa meraviglia.
Storia della notte, scritto in una prosa di struggente bellezza, è un potente, sensuale ed emozionante romanzo considerato in assoluto tra i migliori romanzi irlandesi degli ultimi anni; con Storia della notte Tóibín si conferma come uno dei più dotati scrittori della sua generazione.
– 08/07/2007
Lettura alla scala
“Storia della notte”, una vicenda di formazione nell’Argentina degli anni Ottanta
Finalmente tradotto in Italia
il nuovo romanzo dell’irlandese Colm Tóibín,
uno scrittore già insignito del Booker Prize,
che rappresenta un riferimento importante
per tante nuove generazioni
Già da qualche tempo la casa Fazi si segnala per la proposta di voci nuove, di grande bellezza e risonanza. Tra le ultime, quella di Colm Tóibín, scrittore irlandese del quale, dopo il precedente successo di Sud (pubblicato dalla stessa casa), è adesso possibile leggere “Storia della notte” (pp.296, Lit.28.000).
Ancora una volta un autore che arriva dal Nord, con uno stile che si fa indizio di ricerca spirituale e indagine introspettiva, e che conquista il lettore dalla prima all’ultima pagina. La vicenda, quella in parte autobiografica, in parte romanzata, di una presa di coscienza della propria diversità (sessuale quanto intellettuale, ideologica e politica), all’interno di un contesto – quello acceso e conformista dell’Argentina dei primi anni Ottanta, e quindi della dittatura militare – che nega all’individuo la libertà di operare delle scelte e affermare liberamente la propria identità.
La maggiore qualità di Tóibín risiede nell’originalità di una scrittura densa, materica, ma assolutamente lontana da colpi di scena e abbagli: una scrittura contraddistinta da una moderazione, una pacatezza del dire che si fa indice di equilibrio espressivo e di maturità stilistica, mettendo a nudo una maniera assolutamente speciale di guardare le cose. Il racconto, che si dipana come un filo ininterrotto per quasi trecento pagine, ritrae stupendamente non solo personaggi, ambienti e situazioni, ma tutto un periodo storico attraversato da energie e contraddizioni.
“Storia della notte” non è una complicata e lacerante avventura d’amore, o per lo meno non è soltanto questo, ma è anzitutto la ricerca violenta e disperata di una coscienza personale, animata da una volontà di vivere e di farcela che non si arrende neppure dinnanzi all’ipotesi del baratro e della malattia.
Il New York Times ha parlato di una “metafora di amore e morte in Argentina”. Giustamente, perché il racconto possiede una valenza simbolica di chiara potenza, che permette all’autore di operare un’amara quanto radicale denuncia, restituendoci i tratti infami di un’intolleranza che non conosce confini, ma che il più delle volte finisce col diventare atteggiamento comune a tanti Paesi e civiltà, la nostra non esclusa.
Profondo, leggibile, disarmante, “Storia della notte” è il libro di un grande e geniale narratore. Il libro che ciascuno di noi voleva leggere. Colm Tóibín vive a Dublino, dove è collaboratore fisso del “Sunday Independent”. L’editore Fazi sta per pubblicare anche il prossimo dei suoi libri, intitolato “The Blackwater Lightship”, già vincitore del Booker Prize.
Non ci rimane che attendere impazienti: siamo sicuri che si tratterà di un nuovo importante capitolo di quel discorso artistico che ha già rivelato le meraviglie del suo stile.
– 02/06/2001
Colm Toibin, un irlandese molto speciale
Irlandese molto sui generis, Colm Toibin è anche un narratore molto speciale. nel suo primo romanzo, “Sud” del 1990 (pubblicato da fazi Editore nel 1999) la protagonista, Katherine Proctor, era una pittrice che ritrovava la propria identità irlandese dopo una lunga permanenza in Spagna, a fianco di un rivoluzionario braccato e infine giustiziato. In “Storia della notte”, l’io narrante è un argentino di sangue inglese che scopre una più profonda appartenenza al paese di adozione dopo il conflitto delle isole Falkland avviandosi a partecipare – con qualche ambiguità – al nuovo processo di democratizzazione al fianco di diplomatici americani venuti a monitorare la classe politica e la costruzione di solide e proficue relazioni economiche.
Come in “Sud” la dimensione politica si accompagna nella protagonista alla messa a fuoco del proprio talento di artista, in “Storia della notte” l’”educazione civile” di Richard Garey si intreccia a un sofferto e progressivo coming-out omosessuale. È come se in Colm Toibin ci fosse un preciso disegno di depistaggio, una tensione programmatica verso un doppio registro, verso un doppio taglio prospettico. Questa duplicità va di pari passo con una tecnica narrativa apparentemente tradizionale che tuttavia rivela progressivamente una distribuzione della materia a pannelli orizzontali, molto, molto pittorica. Gli eventi si distendono, uno dopo l’altro, come aree di colore.
Quando il lettore sembra assuefatto, si trova di fatto in un’area contigua da cui uscirà solo dopo una nuova percezione di assuefazione. Ho anticipato questo dato stilistico perché si rischia di cadere nella trappola di una scrittura di “fatti” (e i fatti ci sono, è indubbio), quando invece abbiamo a che fare con un mondo dove l’evoluzione psicologica e il montaggio delle vicende dipendono in realtà da una profonda intenzione pittorica. Ciò detto la storia di Richard Garey è – rispetto a quella di Katherine Proctor in Sud – più drasticamente suddivisa in tre ampie campate che faticano a trovare una tonalità di connessione. Da una parte c’è il giovane indotto dalla madre a preservare la propria eredità britannica (la lingua, certo, ma non solo), un giovane uomo nel quale l’essere argentino filtra come un oscuro liquore negli anni ciechi dei desaparecidos e come un destino più consapevolmente assunto all’avvento della democrazia. Dall’altra parte c’è il gay che profana l’appartamento materno con i suoi incontri casuali e poi avvia una vera love story con il fratello più giovane di un vecchio compagno di studi, la cui famiglia benestante è in corsa nell’imminente distribuzione di nuovi posti di potere. Fino a qui gli elementi di connessione ci sono, ma il complicarsi della relazione alle prime avvisaglie dello spettro dell’Aids sposta radicalmente il peso del racconto verso un esito tanto inatteso (se teniamo conto della scrittura di Toibin) quanto prevedibile. Alla interessante postulazione di una “notte civile” accostata e intrecciata a una “notte del desiderio”, si somma un buio ulteriore, quello dei sentimenti oscurati dalla malattia (e la malattia arriva, come l’aria della “nuova” democrazia, dagli Stati Uniti), come un effetto singolarmente straniante, come se il procedere per pannelli contigui cedesse alla priorità dell’ultimo sugli altri, come se l’incubo della malattia e lo strazio sentimentale sovrapponessero una diversa intenzione di romanzo al romanzo già ampiamente avviato. “Storia della notte” è comunque un’opera molto interessante, così pudica quando avverte l’incombere di scene madri e così preziosamente tesa quando la scrittura si apre a raccogliere le sfumature della realtà sociale (gli interni piccolo borghesi della famiglia di Richard contrapposti a quelli alto borghesi delle sue frequentazioni, la percezione attutita delle più efferate operazioni di polizia, il riverbero delle manifestazioni di piazza nazionalistiche), o quando, più da vicino, svolge le pieghe soffici e torbide dei caratteri (la morte della madre, lo spegnersi della sua solitaria resistenza al mondo che non le appartiene, è una delle pagine più alte). Più in particolare l’amicizia e la collaborazione di Richard con la coppia di diplomatici americani Susan e Donald introduce lumeggiature di intrecci umani e politici degni di un Graham Greene o di un Somerset Maugham. Credo che da Colm Toibin bisogna aspettarsi molto, e le premesse esistono, nette, sia in Sud che in questo “Storia della notte”.
– 04/01/2001
Vivere in Argentina al tempo del regime militare
Uno dei più importanti narratori irlandesi di oggi ci racconta, con questo romanzo, la difficile trasformazione di un Paese pieno di contraddizioni come l’Argentina degli anni Ottanta, in balia del regime militare e del clima soffocante derivante dalla mancanza di libertà. Protagonista è un ragazzo, nato da padre argentino e da madre inglese che vive tra paura e ombra la sua crescita, in cerca di una definitiva serenità.
– 02/01/2001
Storia della notte
Abituato a nascondere la sua omosessualità, Richard non vede nemmeno la terribile realtà del suo paese, l’Argentina, con le sue dittature e i suoi desaparecidos, ma poi arriva, anche attraverso l’esperienza dell’amore, ad una più matura consapevolezza personale e politica. UN romanzo bello di uno scrittore di talento.
Storia della notte
Argentina anni ‘80: per vivere si fa finta di non sapere. A questo si ribella Richard Garey che impara a conoscere la propria omosessualità, l’impegno politico e l’amore districandosi in un complesso intrigo internazionale. Romanzo di formazione con troppe chiavi, “Storia della notte” di Colm Toibin (Fazi Editore, pp. 296, lire 28.000) ha un titolo magnifico ma l’ambientazione è posticcia e insipida la scrittura.
– 01/11/2001
Colm Toibin, “Storia della notte”
Lo scrittore irlandese, ancora poco noto da noi, è uno degli autori più interessanti e più apprezzati dell’odierna cultura d’espressione inglese. Poco più di un anno fa, segnalammo il suo debutto italiano (“Sud”, sempre da Fazi). Oggi purtroppo dobbiamo dire che questa sua seconda prova (traduzione di Laura Pelaschiar) ci delude. Si tratta di un romanzo lungo e macchinoso in cui si intrecciano l’apprendistato erotico del giovane Richard Garey e le vicende politiche dell’Argentina postperonista. Il risultato è un improbabile quanto irrisolto mélange di intrigo internazionale e mélo.