Shifra Horn
Tamara cammina sull’acqua
Traduzione di Elisa Carandina
Sullo sfondo delle tormentate vicende storico-politiche d’inizio Novecento, fino alla proclamazione della nascita dello Stato d’Israele, l’affascinante saga di tre generazioni di donne misteriose e imprevedibili, segnate dalla tragedia della storia e da un destino personale intriso di magia. Un racconto duro ma anche eccentrico, che la Horn narra sulle orme di quel realismo magico per cui la scrittrice israeliana è stata avvicinata a García Márquez e alla Allende. Attraverso lo sguardo di Tamara, la protagonista, le origini e i segreti della sua famiglia emergono come sospesi tra leggenda e realtà. È il racconto della nonna, il giorno del compleanno di Tamara, che dà inizio a questo gioco di ricordi e rivelazioni, che s’inseguono anche nelle parole degli altri personaggi che via via compaiono, evocati, interrogati dalla protagonista che ormai non può più fare a meno di sapere. Conosciamo così la storia del matrimonio fallito tra sua nonna Simha e Fishke, entrambi segnati nel corpo e nell’anima, esuli sulla nave che trasporta in Palestina gli orfani scampati ai pogrom russi. E l’amore impossibile tra Nehama, figlia di Simha e madre della protagonista, e il giovane Yehuda. Tamara, frutto di quell’amore finito tragicamente, contesa tra le rispettive famiglie dei genitori, è cresciuta nutrendo in sé un dolore indefinito, come l’oscura consapevolezza di una colpa originale e di un castigo che, di madre in figlia, avrebbero pesato su tutte le donne della sua stirpe. In un’atmosfera onirica che avvolge i personaggi, addolcisce passioni naufragate nel lutto, cattura e stordisce, scopriremo insieme a Tamara l’ultimo segreto, capace forse di spiegare il perché del dolore e della storia.