Elizabeth Jane Howard: la matrigna che inventò Martin Amis

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Siamo orgogliosi di presentare al pubblico italiano, con la pubblicazione di Il lungo sguardo, la grande scrittrice inglese Elizabeth Jane Howard. Di lei Martin Amis ha detto: «è la scrittrice più interessante della sua generazione». In occasione dell’uscita di uno dei suoi capolavori, pubblichiamo l’articolo di Melania Mazzucco apparso il 26 giugno 2014 su «la Repubblica».

 

Questa storia devo raccontarla dalla fine. Elizabeth Jane Howard – la scrittrice che ne è protagonista – avrebbe scelto così. È morta il 2 gennaio del 2014, nella sua bella casa del Suffolk. Senza soffrire, come si era augurata. Aveva quasi novantuno anni. Non temeva la fine: voleva solo uscire di scena inavvertita. Ma ormai era troppo famosa. Jane Howard è stata infatti protagonista di una delle avventure letterarie più sorprendenti degli ultimi tempi. Gli ultimi suoi cinque romanzi – la saga della famiglia Cazalet, scritta in eta avanzata – avevano avuto in Inghilterra un successo strabiliante. Trasformati dalla BBC in una serie tv, le hanno procurato lettori e lettrici delle nuove generazioni, ignari della sua fama precedente di “musa”. Howard aveva accolto il successo tardivo con ironia. Amava ricordare che finché aveva pubblicato romanzi letti da pochi la critica l’aveva recensita con favore, per poi trovarla fuori moda appena i suoi titoli erano comparsi nelle classifiche. Ma. alla fine. l’avevano perdonata anche di aver venduto. Come tutte le belle donne, era dovuta diventare molto anziana per essere guardata per quello che era: una scrittrice.
Che non solo aveva vissuto una vita da romanzo, ma che quella vita aveva trasformato in romanzo, pagina dopo pagina, per anni. Episodi e personaggi della sua esistenza sono diventati episodi e personaggi dei suoi libri, come ha svelato in Slipstream (2002): un memoir nel quale si è narrata col candore spietato che caratterizza la sua prosa, permettendoci di decifrare l’intreccio di autobiografia e invenzione che nutre tutti i suoi libri.

sir peter scott

Elizabeth Jane Howard e Sir Peter Scott nel giorno del loro matrimonio nel 1942

Era bionda, con penetranti occhi nocciola, alta come un’indossatrice. Era molto bella. Ma – afflitta da una madre depressa e frustrata di aver abbandonato la danza per la famiglia – non sapeva di esserlo, e a 19 anni sposò il primo che mostrò di apprezzarla: Peter Scott, figlio dell’esploratore antartico, ornitologo e naturalista che poi sarebbe stato tra i fondatori del WWF. I due non avevano nulla in comune, e la Seconda guerra mondiale contribuì ad allontanarli. Finché nel 1946, a 23 anni, Howard abbandonò il marito e la figlia bambina. Aveva solo poche sterline in tasca, e voleva vivere di parole. Il suo primo romanzo, pubblicato nel 1950, attirò l’attenzione dell’ambiente letterario: ma la donna affascinava più della scrittrice. Gli uomini che la incontravano desideravano solo andarci a letto. I più intelligenti ci riuscivano. II catalogo di Howard è un indice di nomi noti. Scrittori come Arthur Koestler e Laurie Lee, poeti come Cecil Day-Lewis, critici come Kenneth Tynan. In seguito ammise di aver sposato il secondo marito, un modesto scrittore australiano di storie di fantasmi. Per togliersi di torno gli altri. Più duraturo il terzo matrimonio, con lo scrittore Kingsley Amis – che abbandonò nel 1980, stanca del suo disamore e del suo alcolismo. Il matrimonio fu fecondo per la narrativa inglese. Howard si prese cura dei tre figli del marito, e all’allora adolescente Martin mise in mano Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, inoculandogli il virus della letteratura. Martin Amis ha sempre detto che deve alla sua “eccezionale matrigna” l’essere diventato uno scrittore. Ma le ha restituito il dono. Anni dopo, quando lei era una signora oltre la sessantina, sola e sbandata a causa degli amori disastrosi in cui continuava a invischiarsi, le suggerì di scrivere la storia della sua disfunzionale famiglia. E lei lo ha fatto: le Cronache dei Cazalet.
Howard considerava i suoi anni ’50, quando era una divorziata inquieta, un periodo oscuro, di sperpero e perdita di tempo. Ma in realtà li spese bene, e scrisse il suo secondo romanzo: The Long View. La storia della bella e insicura Antonia, e del suo dannoso matrimonio. Pubblicato nel 1956, le procurò un certo rispetto. La peculiarità del romanzo, infatti, è di essere narrato al contrario. Diviso in cinque parti, inizia nel1950, quando la protagonista (spersonalizzata col cognome del marito, e chiamata sempre Mrs Fleming) ha 43 anni, e si conclude nel 1926, quando ne ha solo 19 (si chiama ancora Toni e si illude che la vita possa mantenere le sue promesse). Un meccanismo narrativo insieme straniante e coinvolgente, che Harold Pinter avrebbe ripreso in Tradimenti, e Martin Amis nella Freccia del Tempo, ma che Howard doveva invece al drammaturgo J. B. Priestley e ai suoi “time plays”, che sovvertivano la cronologia. Col titolo originale di “Il lungo sguardo” e la traduzione di Manuela Francescon, Fazi Editore lo presenta oggi, iniziando così la pubblicazione delle opere di Howard. Il lungo sguardo è una singolare reinvenzione di Jane Austen e George Eliot: un romanzo di iniziazione femminile, una parabola sulla perdita dell’innocenza e sul disinganno. Tra fiumi di brandy e sherry, adulteri e sacrifici, dialoghi da commedia sofisticata alla Coward e silenzi colmi di risentimento, con distacco glaciale, esattezza botanica e acuminata capacità di penetrazione psicologica, Howard racconta i cambiamenti della società e di una persona nel tempo. Le cavalcate, le feste e la villeggiatura deglianni ’20 e ’30 lasciano il posto alle asprezze della quotidianità durante i bombardamenti e alla nausea del benessere del doppguerra. La ragazzina insicura e intellettuale alla moglie tradita e poi traditrice.
Lo sguardo del titolo e quello di Antonia (punto di vista quasi esclusivo del romanzo). che solo di rado concede la prospettiva ad altri. Come Imogen, la giovane amante del marito. Nelle due donne si riflette la scrittrice. Ma oggi sappiamo che il loro sguardo non coincide. La bella Antonia rimane prigioniera di un matrimonio senza amore. E anche se solo i libri la appassionano e vorrebbe scrivere, non lo farà. La bella Jane, invece, lascia marito e figlia e diventa romanziera. Tra gli scrittori, chi è audace nella letteratura, è a volte convenzionale nella vita. Chi è audace nella vita. è spesso convenzionale in letteratura. Jane Howard ha vissuto abbastanza a lungo per avere il coraggio di essere tutto.

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