Felipe Benítez Reyes
Lo sposo del mondo
Traduzione di Ursula Bedogni
Picaresco e metafisico, con punte di esilarante comicità, Lo sposo del mondo è probabilmente il romanzo più originale della letteratura spagnola degli ultimi dieci anni. Vero e proprio fenomeno editoriale, con recensioni entusiastiche da parte della critica e un successo commerciale inaspettato, Lo sposo del mondo è la storia del bizzarro Walter Arias – fondatore del movimento filosofico chiamato “Walterismo”, il cui credo oscilla da Cartesio al Barone di Münchausen – e della sua vita con un padre alcolizzato e con strambi personaggi dall’ipersessualità pantagruelica, perennemente in bilico tra carne e filosofia. Psicoanalista antifreudiano e filosofo surrealista, romantico incallito e drogato di sesso, moralista e delinquente, Walter Arias è un personaggio irresistibile ed eccessivo, eppure profondamente sincero e, a suo modo, puro. Anche grazie ai suoi divertenti eccessi e contraddizioni, metafora evidente della condizione odierna della cultura occidentale, Lo sposo del mondo è considerato unanimemente come uno dei più importanti romanzi della nuova letteratura spagnola.
– 27/02/2005
Ai confini della legalità
Dalla Colombia a Madrid, da Berlino a Parigi, da Amsterdam a Mosca, da Almeria a Venezia: Walter Arias è un picaro dei nostri tempi, uno strambo personaggio che, in un debordante monologo di più di cinquecento pagine, ci racconta la sua vita saltabeccante al di qua e al di là dei confini della legalità, tre bar equivoci e improbabili uffici di ancor più improbabili aziende, in mezzo a ladri, assassini, spacciatori, conferenzieri desiderosi di claque e omosessuali bisognosi di scorta. Tuttavia, armato di una personalissima filosofia (il “walterismo”), a metà strada “fra Cartesio e il barone di M_nchausen”, il protagonista del romanzo del poeta e romanziere gaditano Felipe Benitéz Reyes non si limita a narrarci le sue peripezie e, in fondo, la sua tragica autodistruzione.
Walter Arias commenta, filosofeggia, parodizza, mette alla berlina il gran teatro del mondo. Però, diversamente che nella tradizione picaresca spagnola, lo fa con humor, con ironia graffiante, con uno spiccato senso del grottesco, con un atteggiamento corrosivo e provocatorio.
Il Lazarillo, dunque, più Sterne, più l’espressionismo, più il Philip Roth del Lamento di Portnoy (senza, naturalmente, l’elemento ebraico e il susseguente senso di colpa). Perché, come il giovane Alexander rothiano, Walter Arias è ossessionato dal sesso. Purtroppo per lui, la sua disinibizione nelle faccende erotiche, che pure gli fa ripetutamente mordere la mela del piacere, si accompagna spessissimo a una sudditanza ineludibile nei confronti del proprio Psicopatico, vale a dire il desiderio maschile, “un ente errante e volatile la cui densità è invariabile”.
Tuttavia, non è tanto la trama del libro che riesce a tenere avvinto il lettore, quanto l’inventiva linguistica sfoggiata da Benito Reyes. Pur cadendo non di rado in qualche eccesso di verbosità, lo scrittore spagnolo dimostra una rara capacità affabulatoria. Ed è proprio il suo titanico sforzo verbale a consentire di arrivare senza troppa fatica alle pagine finali in cui il protagonista del libro immagina le possibili lapidi sulla sua tomba: “Qui giace Walter Arias. Amò la vita non per la sua bellezza, ma per la sua stranezza”. Oppure: “Qui riposa dalla fatica d’inventare giorno per giorno la realtà l’errabondo Walter Arias che a volte visse come voleva e altre come poteva”. Sarà davvero uno di questi il suo possibile epitaffio?
– 26/10/2004
Felipe Reyes “L’ironia fa vivere un’opera”
A metà strada tra due mondi estremi: “la fantasia del barone di Munchhauscn e la razionalità di Cartesio”. Ecco dove si trova l’iperbolico Walter Arias. “Lo sposo del mondo” del fortunato romanzo dello spagnolo Felipe Benitez Reyes. Originario di Cadice, 44 anni, tra i maggiori narratori della Spagna contemporanea. Tragica e esilarante, la storia di Arias tradotta da Ursula Bedogni, ha un sapore picareseo, come nella migliore tradizione spagnola, e ogni esperienza è passata al setaccio del “walterismo”, la filosofia del protagonisia. “E” un sistema filosofico – spiega Reyes – che si crea il personaggio del libro, una specie di parodia. A spingerlo a fare questo è il bisogno di inventarsi una propria identità”. Tra amori, alcol, droghe, amici, lavoro, sesso e morte. In questa ricerca un ruolo centrale gioca il sesso: “per lui è il maggior mistero inteso come corpo dell’altro, come scoperta del piacere e delle emozioni di una persona diversa, aliena”. Reyes, autore di romanzi, racconti e saggi, due pubblicati in Italia come “Al peggio non c’è mai fine” e “In via del tutto eccezionale”, rivendica anche la sua visione umoristica della realtà: “Uno degli ingredienti fondamentali della letteratura è l’umorismo. Ed è l’ironia a mantenere vive e attuali le opere. Le altre rischiano di invecchiare in fretta, di rimanere opere solenni”.
– 14/09/2004
Uno sposo per tutti
Di Felipe Benfez Reyes (Rota, Codice, 1960), poeta, scrittore e saggista (ha vinto il Premio Nocional de la Crìtica e il Premio Nocional de Literatura), Fazi pubblica Lo sposo del mondo, un romanzo tra picaresco e metafisico che narra di Walter Arias, fondatore del movimento filosofici) chiomato “walterismo”, bizzarro e pantagruelico personaggio seguace dei piaceri materiali e della filosofia. Ma anche antifreudiano, surrealista, romantico, sessuomane, mascalzone e moralista insieme, in breve, eccessivo, come tanti personaggi della buona letteratura spagnola.
– 26/11/2004
II romanzo picaresco della Spagna che cambia
«Utilizzo l’avventura per riflettere anche su cose concrete». Felipe Benitez Reyes ha un passato di saggista e di poeta, che lo ha portato a vincere in Spagna premi prestigiosi, e un presente di romanziere, altrettanto di successo. Delle sue opere di narrativa sono già state tradotte in italiano, “Tràtandose de Usted”, uscito nel 2002 per i tipi dell’edilrice La nuova Frontiera e “El pensamiento de los monstruos”, in fase di traduzione per Fazi. L’autore spagnolo è slato recentemente nel nostro paese per presentare “Lo sposo del mondo”, un romanzo d’avventura giocalo sul codice picaresco, genere che sembra stia trovando un nuova giovinezza a Madrid, ma pieno di ironia se non di vera e propria comicità. Al centro del romanzo ci sono le avventure erotico sentimentali, ma anche drammatiche e violente, di Walter Arias, lo “sposo del mondo” del titolo, autoproclamatosi ispiratore di un movimento di pensiero oscillante «tra Cartesio e il barone di Munchhausen». Considerato come uno dei romanzi più originali della letteratura spagnola degli ultimi dieci anni, il libro è diventato a Madrid un vero e proprio fenomeno editoriale. «Non ho utilizzato lo stile picaresco e l’avventura per descrivere il passalo – ci ha spiegato Benitez Reyes – quanto piuttosto perché mi sembrava il modo migliore di osservare e descrivere alcuni aspetti dell’identità maschile. In questo senso non si tratta di guardare al passato, bensì di scegliere uno stile particolare per guardare ancora meglio a cosa accade oggi intorno a noi». E la sua osservazione ravvicinata del mondo maschile, attraverso la figura del protagonista letteralmente dominato e sopraffatto dal proprio desiderio sessuale, si può forse inserire nel clima di forte cambiamento che sembra si stia respirando in Spagna negli ultimi tempi. «Credo che in Spagna si stiano finalmente mettendo in movimento delle energie che si erano sedimentate in molti anni – risponde l’autore di “Lo sposo del mondo”. Allo stesso modo con questo mio romanzo credo di aver messo in gioco una tradizione letteraria, quella del romanzo picaresco, per cercare però di promuovere un’idea innovativa. Spero di esserci riuscito».
– 12/11/2004
Io, Dottor poeta lirico e Mr. scrittore cinico
Sorprendente la Spagna che sforna registi e scrittori. Adesso è il turno di Felipe Benítez Reyes, raffinato poeta e iperbolico romanziere. Il suo Sposo del mondo è u intelligente romanzo picaresco che narra le vicende di Walter Arias, antieroe contemporaneo che vive al limite dell’illegalità e oltre l’ecesso.
Lei ha due personalità, due scrittori convivono in lei, il poeta lirico e il narratore cinico e vertiginoso. Quale le è più simpatico?
“Mi considero un caso di doppia personalità letteraria. Nella mia poesia mi guardo allo specchio. Nei miei romanzi vedo la realtà riflessa in uno specchio convesso, o forse concavo, non so”.
A chi si è ispirato per Walter Arias?
“E’ inventato, mi riesce più facile inventare personaggi per copiarli dalla realtà”
Dopo aver smantellato i miti e gli pseudomiti contemporanei che coca rimane?
“La condizione umana nella sua nudità, senza la protezione di leggende metafisiche”.
Lei usa l’ironia e la satira per renderci più tollerabili i drammi che racconta. Ma l’humour non salva Arias dall’autolesionismo.
“L’umorismo è solamente un talismano, che però può renderci invulnerabili dagli attacchi della nostra coscienza”.
Il suo libro è una miscela di azione e riflessione, però la cosa che le viene meglio è il dialogo. Lei cosa preferisce?
“La letteratura è per me un modo di interpretare il prodigioso caos della realtà. Bisogna avere una buona predisposizione d’animo per dedicarsi ogni giorno a questo lavoro interpretativo”.