Anna Luisa Pignatelli
Ruggine
Ruggine è un racconto che si inserisce magistralmente nel solco di una tradizione narrativa illustre. Libro dalla lingua evocativa, quasi poetica, narra la storia di emarginazione di una donna ormai anziana in un paese di poche anime, grette e crudeli, protagoniste di vicende aspre e orizzonti senza speranza. Sullo scenario di una Toscana letteraria e allo stesso tempo autentica, gli abitanti del piccolo nucleo al centro del dramma, commetteranno ogni tipo di angheria ai danni della donna, vittima suo malgrado di una vera e propria persecuzione a causa del suo passato. Il mistero di Ruggine, chiamata così per l’attaccamento a Ferro, un gatto che ora è l’unica compagnia di una vita altrimenti desolata, ruota attorno a un fatto torbido riguardante il proprio figlio, da tempo rinchiuso in una casa di cura per il suo comportamento violento. Da allora, nonostante i soprusi subiti, Ruggine è il demonio, la strega da cui guardarsi, messa al bando dalla comunità per la sua condotta illecita e punita per il suo atteggiamento schivo e fatalmente remissivo. Nonostante l’innocenza e la rassegnata accettazione di un destino avverso, la condanna sarà senza appello e ad emergere sarà unicamente la grande solitudine della donna fino allo straziante, paradossale epilogo nel rovesciamento di ogni senso di pietà e di giustizia.
Anna Luisa Pignatelli, toscana di nascita, ha trascorso molti anni fuori dall’Italia, fra cui alcuni a Dar es Salaam e a Seoul. È molto conosciuta e apprezzata in Francia, dove, nel 2010, ha vinto il Prix des lecteurs du Var con la traduzione del suo primo libro, Nero toscano. Vive attualmente in Guatemala.
«Una voce insolita nella letteratura italiana di oggi, lirica, tagliente e desolata».
Antonio Tabucchi
Hanno detto di Nero toscano:
«Una metafora di quello che dovrebbe essere, oggi, il dovere di ognuno di farsi contadino in quel modo».
Vincenzo Consolo
In occasione dell’uscita di Noir toscan in Francia, hanno scritto:
«Buio è un contadino che lotta contro gli uomini e sfoga sugli animali il suo bisogno insaziabile di comprensione. Troppo diverso, troppo solitario, la natura finisce con l’essere per lui lo specchio dei suoi tormenti. La fine di Buio è un bel momento di letteratura, discreto, nitido, forte».
René de Ceccatty, Le Monde
«Un testo insolito, in contrasto con tutto quello che si può leggere oggi».
Thierry Clermont, Le Figaro