«Augustus», nota dell’autore

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Stando ad alcune fonti, un celebre storiografo latino dichiarò che avrebbe fatto vincere a Pompeo la battaglia di Farsalo, se gliel’avesse richiesto un bel giro di frase. Pur non essendomi concesso tanta libertà, alcuni errori contenuti in questo libro sono deliberati. Ho cambiato l’ordine di vari avvenimenti; ho inventato laddove i dati storici erano incompleti o incerti; e ho creato alcuni personaggi che la storia non cita. Talvolta ho modernizzato luoghi e termini latini, ma non l’ho fatto in ogni circostanza, preferendo certe suggestioni alla coerenza meccanica. Tranne poche eccezioni, i documenti che costituiscono questo romanzo sono frutto della mia invenzione: ho parafrasato molti brani delle lettere di Cicerone, ho rubato brevi passaggi delle Res Gestae di Augusto, e ho copiato un frammento di un volume perduto delle Historiae di Livio tramandato da Seneca il vecchio.
Ma se vi sono delle verità in quest’opera, esse appartengono alla finzione più che alla storia. E sarò grato a quei lettori che accoglieranno il libro per ciò che intende essere: un’opera d’immaginazione.
Vorrei ringraziare la Fondazione Rockefeller per il sussidio che mi ha permesso di viaggiare e di intraprendere la stesura di questo romanzo; lo Smith College di Northampton, Massachusetts, che mi ha concesso un periodo di riposo per continuare a scriverlo; e l’Università di Denver che, seppure tra qualche sconcerto, si è dimostrata così gentile e comprensiva da consentirmi di ultimarlo.

John Williams

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