Williams, la rivincita dell’uomo qualunque

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Pubblichiamo l’articolo di Terry Marocco uscito oggi, 6 marzo, su Panorama.

 

Moriva 20 anni fa l’autore di Stoner, caso editoriale del 2013: il successo rischia il bis con un nuovo romanzo. Appena arrivato in Italia.

Morto 20 anni fa, il 3 marzo 1994, John Williams, lo scrittore americano famoso per non essere mai stato famoso. È morto per insufficienza respiratoria, ma fino alla fine ha girato con la bombola d’ossigeno in una mano e una sigaretta nell’altra: un uomo qualsiasi, malinconico e riservato. Un letterato, che nel l965 scrisse un vero capolavoro: Stoner, di cui allora quasi nessuno si accorse.

Nel 2013 quel libro misconosciuto, incentrato sulla vita mediocre e desolata di un professore universitario stretto tra un matrimonio infelice e una carriera deludente, ha avuto quello che i giornali inglesi hanno definito «l’effetto Lazzaro»: è diventato un caso editoriale, «il romanzo perfetto» secondo il New York Times. Ora l’anniversario della morte di Williams viene celebrato con la pubblicazione del suo primo romanzo Nulla,solo la notte il racconto amaro della giornata di un giovane dandy tra alcol e feste, annegato nei ricordi di una felicità svanita e una solitudine che non lo abbandona mai. «Come siamo soli, come siamo soli sempre» dice il protagonista, smarrito in una notte infinita.
Un po’ Francis Scott Fitzgerald, un po’ Delmore Schwartz, le vite perdute delle generazioni della guerra. Ma la notte infinita di Williams è finita, la sua è una resurrezione gloriosa. Da un anno ormai è celebrato come uno dei grandi scrittori americani, un successo inaspettato e puro, basato solo sul passaparola: 80 mila copie in Italia, 200 mila in Olanda, primo in classifica in Francia e Inghilterra, libro dell’anno in Israele. E sta per essere lanciato in Cina. Insomma: è Stonermania. Lo scrittore viene acclamato da Bret Easton Ellis, Ian McEwan, Julian Barnes («La tristezza di Stoner sembra più pura, meno letteraria, più vicina alla vera tristezza della vita ha detto lo scrittore inglese), Nick Hornby. Anche l’attore Tom Hanks lo adora. «Il suo segreto è la precisione analitica con cui descrive le emozioni» racconta lo scrittore Stefano Tummolini, che ha tradotto tutti e tre i suoi libri usciti per Fazi (il terzo si intitola Butcher’s Crossing, un western, che sembra un film di Sam Peckinpah, duro e implacabile, dove un ragazzo di Boston si trova ad affrontare la natura e la morte, nella caccia al bisonte). «Il protagonista è sempre lo stesso, è l’ alter ego di Williams. Scava nel suo mondo interiore, emerge l’incapacità di vivere. II dolore dei personaggi viene fuori con le descrizioni dell’ambiente, minuziose, meticolose».
L’uomo senza qualità di Williams assomiglia terribilmente a Mr. White, l’osannato protagonista della serie cult Breaking bad, l’uomo medio, il «looser» che resiste, che accetta la fatica di vivere. Perché intanto l’infelicità è l’unico destino possibile. Ma alla fine reagisce a modo suo, davanti alla morte.
Le ultime pagine di Stoner inchiodano chiunque; guardarlo morire è un’esperienza che Ian McEwan ha definito «piuttosto forte, noi esperiamo la sua morte». Perché, alla fine, il segreto del successo di Williams è che Stoner siamo noi.

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