Paul Beatty
Slumberland
Traduzione di Silvia Castoldi
Berlino, 1989. DJ Darky è nero, viene da Los Angeles e ha un sogno: trovare Charles Stone, in arte Schwa, mitico musicista dell’avanguardia jazz, e fargli suonare il suo perfetto beat. Il Muro cadrà a breve e una nuova città lo aspetta, sterminata e pullulante di vita: va scovato il suo cuore pulsante, ne va colto il battito, va fatto proprio. Un’arteria tra tutte gli balza agli occhi, indicando la meta: un locale in cui si fa musica, lo Slumberland bar, dove si fa assumere come jukebox sommelier. In quei pochi, fumosi metri quadrati di impiantito sporco e ritmo perfetto, si apre così una nuova stagione di ascolto: un’educazione acustica, politica e sessuale che via via annette territori inediti, nuovi gusti musicali, nuove memorie fonografiche. Nel frattempo, come un caldo giro di basso che s’insinua lungo le strade vivaci della città, DJ Darky passa da un letto tedesco all’altro mentre affila le armi di un’ironia argomentativa che non ammette limiti: sulla negritudine in quegli anni in America e in Europa, sulle relazioni tra uomini neri e donne bianche, sulla musica jazz e techno, sulla condizione dei tedeschi dell’Est dopo l’unificazione e quella degli afroamericani dopo le battaglie per i diritti civili. Paul Beatty, una delle voci più pungenti d’America, ci regala un irresistibile sound letterario, un graffiante ritratto delle contraddizioni di quegli anni, ma soprattutto un atto d’amore per la musica, a suo vedere l’unica cifra con cui è possibile misurare la realtà e la vita.
Su Lo schiavista è stato scritto:
«Il romanzo più originale della stagione».
Antonio Monda, «la Repubblica»
«Una delle voci più originali e convincenti della letteratura americana contemporanea».
Luca Briasco, «Alias – il manifesto»
«Il libro più scorretto (e rivoluzionario) degli ultimi anni. Come Comma 22 di Joseph Heller e Lamento di Portnoy di Philip Roth».
Michele Neri, «Vanity Fair»
«Paul Beatty racconta un’altra possibilità (anche comica) di riscatto».
Paolo Giordano, «La Lettura»
«Ha talento da vendere, e fa con i neri quello che soltanto un suo collega ebreo potrebbe fare con gli ebrei. Si libera cioè di ogni prudenza, discrezione, tabù. E vuota il sacco».
Franco Marcoaldi, «D – la Repubblica»
La playlist del romanzo: