Valentino Zeichen
La sumera
Un giorno dopo l’altro, senza grandezze né tragedie, Ivo, Mario e Paolo consumano quel che resta delle loro giovanili inquietudini in una Roma sonnacchiosa e sempre più indifferente. I tre amici si muovono in uno spazio privilegiato, tra la via Flaminia e la Galleria d’Arte Moderna, passando le loro giornate fra minimi spostamenti, pedinamenti di donne, amori impossibili. Sono tre «vecchi ragazzi» scioperati, un po’ come i vitelloni felliniani, che vivono, anzi vivacchiano, nella capitale, «contemporanei al proprio passato». La ricerca di un centro che appare introvabile rivela la fatica di crescere e di cambiare in una realtà alla quale sembra difficile aderire: così il fallimento di Mario diventa lo specchio del fallimento di Ivo e insieme sembrano portare verso un’unica sconfitta, quella di un’intera generazione cresciuta nel segno della marginalità esistenziale. La deriva pare arrestarsi solo davanti a una donna senza nome, che i tre si contenderanno in un balletto quasi moraviano.
In questo romanzo poetico e scanzonato, dal fondo potentemente tragico, Valentino Zeichen ricostruisce con dolente ironia l’itinerario degli anni perduti dei protagonisti, che raggiunge talvolta esiti di irresistibile comicità illuminando quel vuoto così caratteristico delle loro vite come dei nostri tempi.
«La Stupidità delle cose è l’Avversario dell’ultimo Cavaliere della Tavola Rotonda che abbiamo, il grande Valentino Zeichen. Il suo romanzo, La sumera, è la rappresentazione di questa nobile lotta in cui: i critici d’arte si mostrano pronti a lodare o a rinnegare uno stile pur di accedere al buffet; brillanti altamente carati si ungono del burro di romanissime tartine afferrate tra le dita; le scarpe tentano di seminare i chewing gum che le tallonano; famigliole cattive di benpensanti ridono di alienati mentali; le supposte riposano sui comodini. Valentino Zeichen è riuscito nell’Impresa. La Stupidità avrà pure il mondo, ma è fuori da questo romanzo».
Edoardo Camurri
Valentino Zeichen è considerato uno dei maggiori poeti italiani del novecento. Nato a Fiume ma romano d’adozione, ha pubblicato diverse raccolte di poesie fra cui Area di rigore (1974), Ricreazione (1979), Museo interiore (1987), Gibilterra (1991), Metafisica tascabile (1997) e Neomarziale (2006). Una scelta da tutte le sue opere è apparsa negli Oscar Mondadori. Per la Fazi Editore, ha pubblicato Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio (2000), Aforismi d’autunno (2010) e Il testamento di Anita Garibaldi (2011) e La sumera (2015).